Dai “classici” Manghen e Menador alla sorprendente Marcesina: il Trentino è terra di ciclismo e le sue salite sono conosciute ben oltre i confini nazionali. Con l’aiuto di due appassionati trentini – Jacopo Tomasi e Massimo Ferrari che hanno dato vita al profilo Instagram Trentino Bike – ne abbiamo selezionate dieci e ve le raccontiamo in questo articolo. Potete anche scaricare qui il pdf della cartina pubblicata all’interno dello Speciale Giro d’Italia sul nostro settimanale.
Tra itinerari più o meno noti, l’impresa non sta tanto nei watt sviluppati durante l’ascesa, ma nell’arrivare in cima per godersi il panorama. Buona lettura e… vi aspettiamo in cima!
1. Passo Manghen da Borgo Valsugana (23,4 km, pendenza media 7%)
Manghen: già il nome è tosto (si riferisce all’argano con cui si issava il legname dei boschi della zona). L’abbiamo affrontato da Borgo Valsugana: poco più di 23 chilometri con una pendenza media attorno al 7%. Fino al chilometro 16 è una salita normale. Costante, pedalabile, solo qualche breve strappo. Poi capisci perché, invece, è considerata una salita mitica. O meglio, lo capiscono le gambe. Gli ultimi 6-7 chilometri sono da segno della croce. La strada si fa stretta tra boschi, malghe e pascoli. Le pendenze sempre cattive, attorno al 9%. Ai meno 3 pensi: dai che è fatta! Ma è lì che il Manghen si fa duro per davvero. Sempre sul 10-11% sembra non finire mai. Poi una curva verso destra, ed eccoci a quota 2.000: conquistato!
2. Salita del Menador da Caldonazzo (9,5 km, pendenza media 8%)
Hai voglia di pedalare a bocca aperta? Allora il Menador è la salita giusta. A bocca aperta per il panorama sui laghi di Levico e Caldonazzo, le gallerie scavate nella roccia, la strada stretta che s’inerpica sulla montagna. A bocca aperta – soprattutto – per la fatica: quasi 10 chilometri con pendenze sempre sopra il 10% negli ultimi 3 chilometri. Impegnativa, ma bellissima: la salita del Menador non può mancare in questa speciale top ten.
3. Salita della Marcesina da Selva di Grigno (13,4 km, pendenza media 7,7%)
Siete pronti? Vi raccontiamo una salita pazzesca e poco conosciuta: la Marcesina. L’inizio della salita è a Selva di Grigno: la strada è chiusa al traffico automobilistico e anche le biciclette possono percorrerla solo all’insù, verso il Rifugio Barricata. Le pendenze sono subito cattive: 9… 10… 11%. Tornanti che si arrampicano sulla montagna, rocce, sbalzi con vista panoramica sulla valle. Tanta fatica, tanto spettacolo. Il tratto più duro è tra il 17° e il 18° tornante. La salita vera è di circa 10 chilometri con pendenza media dell’8,5%. Poi ci sono altri 3 chilometri più agevoli per arrivare al Rifugio Barricata a 1.350 metri d’altezza, dove si vedono ancora le ferite della tempesta Vaia e si apre l’Altopiano della Marcesina – sconfinando verso la provincia di Vicenza.
4. Monte Bondone da Trento (Montevideo) (17,6 km, pendenza media 7,8%)
La salita del Monte Bondone è leggenda del ciclismo. L’8 giugno 1956, sotto una bufera di neve, Charly Gaul vinse qui una delle tappe epiche del Giro d’Italia.
I versanti che si possono scalare sono tre, ma quello “classico” parte da Trento e più precisamente dal tornante di Montevideo, sopra Piedicastello. Da qui la salita è lunga, 17,6 chilometri, ma senza pendenze tagliagambe. Sembra fatta apposta per salire in bicicletta. I tornanti si susseguono regolari: quelli sopra l’abitato di Sardagna sono una terrazza naturale sulla città. È una salita con un ritmo costante e arrivare a Vason si rivela una piacevole fatica.
5. Rifugio Gardeccia da Muncion (6,5 km, pendenza media 9,2%)
L’ultimo chilometro del Gardeccia è una lingua d’asfalto infernale che ti apre le porte del Paradiso. Ma partiamo dall’inizio. Poco dopo l’abitato di Pera di Fassa si inizia a fare sul serio: rotatoria, svolta a sinistra e inizia la strada che porta al Rifugio Gardeccia (la strada è chiusa alle auto). Già al primo chilometro sembra di essere sull’ottovolante. La strada s’impenna subito al 10%. Poi ci sono 2 chilometri per rifiatare un po’ e quindi non si scherza più. Sembra di entrare nel cuore delle Dolomiti, con le Torri del Vajolet sullo sfondo, ma dire che il panorama non fa sentire la fatica sarebbe una bugia. La fatica si sente, eccome. Gli ultimi 3 chilometri sono sempre sopra il 10%. L’ultimo ha una media del 13,5 con punte al 16-17. I 100 metri finali, verso il Rifugio, sono sterrati per rendere tutto ancora più eroico. Una salita breve ma da non perdere.
6. Malga Mare da Cogolo di Peio (10,5 km, pendenza media 9%)
In fondo alla Val di Pejo c’è Malga Mare, proprio sotto il Cevedale. Per arrivarci bisogna affrontare una salita poco frequentata, circondati da uno scenario selvaggio, che inizia nel paese di Cogolo. Qui non si prende la strada più frequentata che sale verso Pejo Fonti, ma si imbocca la direzione per Malga Mare. Strada stretta, in mezzo al bosco: quasi 10 chilometri al 9% di pendenza media. Soprattutto l’ultimo tratto fa sudare, ma lo spettacolo è unico.
7. Passo Valles da Paneveggio (6 km, pendenza media 8,2%)
Ultimo tornante verso sinistra del Passo Valles. Sulla destra vedi la chiesetta che segna l’arrivo: una benedizione. È una salita dura da Paneveggio, in mezzo a boschi e torrenti: i primi chilometri più morbidi, gli ultimi tre tosti. Ma è un piacere pedalare su questa strada anche poco trafficata.
8. Passo Bordala da Loppio (14,6 km, pendenza media 7,1%)
La Val di Gresta è una valle incantata, dove il tempo sembra scorrere più lentamente. Con questa “filosofia” affrontiamo la salita che da Loppio porta al Passo Bordala. Una salita dolce e pedalabile nel primo tratto, che attraversa Valle San Felice. Arrivati a Ronzo Chienis, pensiamo che il più sia alle spalle. Ma non è così. La parte più dura deve arrivare. Mancano poco più di tre chilometri, ma sono quelli che possono rimanere indigesti. Le pendenze si fanno più serie. Cambia lo scenario: dagli orti si passa al bosco. Ancora qualche colpo di pedale è la meta è raggiunta.
9. Forcella di Brez da Marcena di Rumo (10 km, pendenza media 7,2%)
Siamo sul confine tra Trentino e Alto Adige e da Marcena di Rumo saliamo verso la Forcella di Brez, in alta Val di Non. In località Frari si svolta a sinistra e qui la questione si fa seria. Pendenze toste, attorno al 10%. Mancano 6 chilometri alla Forcella. Si passa Lauregno, su una strada tranquilla e immersa tra masi, prati e boschi. Dalla discesa verso Castelfondo e Brez si gode un panorama meraviglioso su tutta la Val di Non.
10. Campionissimi – Ville di Giovo da San Michele all’Adige (6,4 km, pendenza media 6,8%)
C’è un paese in Trentino che si può considerare la capitale del ciclismo. È Palù di Giovo, in Val di Cembra. Qui, in mezzo ai vigneti, abitano 550 persone. Per ben 85 volte la maglia rosa – simbolo del primato al Giro d’Italia – è finita sulle spalle di un “paludero”. Oltre ai più famosi Francesco Moser e Gilberto Simoni (tre Giri d’Italia in due) l’hanno conquistata per almeno una tappa anche Enzo e Aldo Moser. La salita che porta a Ville di Giovo si chiama “Campionissimi”. Da San Michele all’Adige sono poco più di 6 chilometri, ma con un paio di rampe davvero impegnative. Il tratto più duro è a 2 chilometri dalla fine: pendenza attorno al 10% tra boschi e vigneti. All’arrivo la vista sulla Val di Cembra è una meraviglia.
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