“Anche durante la pandemia è necessario incontrarsi per parlare d’ambiente, perché il nostro futuro è qui e ora”. Questa la convinzione del corteo di studenti che stamattina si sono radunati in Piazza Fiera per far tornare i cambiamenti climatici al centro del dibattito pubblico.
“È il primo corteo che facciamo dallo scoppio della pandemia – racconta Emma del Coordinamento Studentesco, tra gli organizzatori dell’evento -. Ma è anche l’occasione per lanciare la neonata Rise Up 4 Climate Justice, rete di associazioni e movimenti studenteschi che hanno a cuore le tematiche ambientali, ma anche di collettivi di lotta, come ad esempio i No Tap e i No Tav”. “Rise Up 4 Climate Justice” è nata infatti il 12 settembre in occasione della seconda edizione del Venice Climate Camp a Porto Marghera.
Dopo il ritrovo in Piazza Fiera, gli studenti hanno iniziato il corteo, che si è mosso verso il Centro Culturale Santa Chiara, all’esterno del quale si è svolta l’assemblea. Hanno preso la parola studenti delle superiori, universitari, dottorandi e lavoratori, per parlare di cambiamenti climatici, ma anche di molto altro. È stata sottolineata prima di tutto la volontà di tornare a riunirsi. “Non stiamo negando il Covid – ha spiegato Emma -, né l’utilità delle mascherine, anzi. Però crediamo nella capacità della comunità di prendersi cura degli altri, di stare insieme in sicurezza. Abbiamo preso quindi tutte le misure necessarie per far sì che tutti e tutte si sentissero al sicuro e potessero partecipare in sicurezza alla manifestazione di oggi”.
Si è parlato poi di scuola e insegnamento. I mesi di didattica a distanza hanno fatto emergere le disparità esistenti nel mondo scolastico. “Non tutti – ha precisato Alberto Dallago del Collettivo degli studenti universitari – durante la pandemia avevano la possibilità di avere un computer a casa, e magari c’era anche chi non aveva gli spazi per studiare e doveva convivere con cinque fratelli”. Gli studenti hanno richiamato l’attenzione sull’importanza di un insegnamento che non sia solo puramente nozionistico, ma che cerchi di stimolare la mentalità critica e che affronti le tematiche calde del nostro tempo, tra cui sicuramente spicca quella ambientale.
“Siamo nati una ventina d’anni fa e abbiamo già vissuto due crisi economiche che di fatto hanno condannato il nostro futuro – ha detto Arturo, membro del collettivo Universitari Auto-Organizzati -. Questo modello di sviluppo è egoista e insostenibile, e tutte le crisi che stiamo vivendo in questo momento sono comuni al sistema capitalista. Si sapeva già da decenni che la distruzione di ecosistemi e l’avvicinarsi di animali selvatici alle persone avrebbe generato uno spillover, che è anche il titolo di un libro molto interessante sulle pandemie che è uscito qualche anno fa”.
Per il futuro, gli studenti chiedono d’investire sulla sanità, sul benessere comune e sull’istruzione. Nel nostro territorio, ma con un occhio di riguardo anche alla dimensione internazionale: sono stati infatti nominati i problemi che attanagliano il delta del Niger in Nigeria, per i quali Eni e Shell sono state accusate da un’indagine svolta da Amnesty International, “Decode Oil Spills”. La manifestazione di “Rise Up 4 Climate Justice” si tiene in molte altre città italiane, e a Roma gli studenti hanno protestato proprio davanti alla sede dell’Eni. È stata poi menzionata la rotta balcanica. Il collettivo Universitari Auto-Organizzati sta infatti pensando di promuovere una raccolta di donazioni, cibo e vestiti da spedire in Bosnia per aiutare le associazioni che si occupano dei migranti, in vista dell’inverno. Infine, sono state ricordate le parole della “Laudato Si’” di Papa Francesco: “Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie. La conversione ecologica è anche una conversione comunitaria”.
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