Il cuore nero della Trinacria. L’incontro tempestoso e austero tra Cielo, Terra, Mare e Fuoco. La forza della natura ha plasmato un paesaggio ricco di rughe, solchi e caverne. Non esiste nessun compromesso, nessuna sfumatura. La lava, solidificata dal vento, con il suo colore nero regna sovrana, si alterna al verde scuro dei prati e dei pini. Gli ulivi come spettri argentei e le viti ritorte piegate nel tempo, punteggiano le sue pendici. Ecco cos’è l’Etna, il vulcano mai spento, ma solo sopito, centro di storia, miti e leggende. Vero protagonista della tappa di oggi al Giro d’Italia. Altra tappa di 150 km, ma scordatevi la pianura di ieri, infatti i corridori hanno affrontato un saliscendi adatto alle fughe, che però si scontra con la dura realtà dell’erta finale. L’Etna è il primo vero arrivo in salita di questa corsa rosa. Salita lunga 19 km con pendenza media del 6%. Salita inedita al Giro ma con un nome importante: versante Salvaciclisti. L’ascesa, infatti, è dedicata alla memoria di Michele Scarponi, Tommaso Cavorso e Rosario Costa e fa parte di un progetto di sensibilizzazione alla sicurezza dei ciclisti sulla strada.
Nel momento della verità si staccano avversari temibili alla corsa per la maglia rosa. Geraint Thomas naufraga lontano dai big di classifica proprio all’inizio della salita per i dolori di una caduta, rimediata durante il trasferimento alla partenza della tappa. Anche Simon Yates si stacca dal gruppo principale a 8 km dal traguardo. Nella sfida dei grandi a guadagnarne sono Fulgsang e il nostro Vincenzo Nibali. Nella fuga di giornata, invece, a dettar legge sono Giovanni Visconti e Jonathan Caicedo. Proprio l’ecuadoregno tira fuori la grinta di un leone e va in solitaria a trionfare questa tappa spettacolare: incontenibile la sua esplosione di gioia sul traguardo, per un sogno che diventa realtà, così come quello di João Almeida, per una manciata di secondi nuova maglia rosa di questo Giro.
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