Ricorre quest'anno il sessantesimo anniversario dell’Incoronazione di Maria Ausiliatrice e di Gesù Bambino, nello storico dipinto in San Marco, portato a Rovereto nel 1690 dal mercante di seta, Baldassarre Criner, membro della confraternita dell’Ausiliatrice di Monaco di Baviera. Una data finita nel dimenticatoio, ma che nel 1955 costituì un evento importantissimo per Rovereto, al quale presero parte anche le categorie artigianali, la giunta al completo, il consiglio comunale e rappresentanti delle varie istituzioni.
Facciamo un salto nel passato, rifacendoci alla cronaca del Bollettino parrocchiale di San Marco – ora “Comunità in Cammino” – di quell’anno. Furono vari i motivi che spinsero la città ad omaggiare la Vergine e il suo divin Figlioletto che tanto teneramente stringe tra le braccia. Era anzitutto il 250° anniversario della proclamazione del solenne voto cittadino del 1705, quando Rovereto promise di celebrare solennemente in perpetuo, ogni 5 di agosto, Maria con il titolo di Ausiliatrice, in segno di ringraziamento per essere scampata alle truppe del generale francese Louis-Joseph de Vendôme nella guerra di successione spagnola del 1703.
Ma quello non fu l’unico aiuto che l’Ausiliatrice concesse alla Città della Quercia. I roveretani infatti l’hanno sempre invocata per i pericoli che li minacciavano, non solo nelle guerra ma anche nelle calamità dovute a morbi, come l’attacco di colera dell’estate 1836. A conclusione dell’Anno Mariano (1954), inoltre, papa Pio XII aveva fissato al 31 maggio la Festa di Maria SS. Regina da celebrarsi ogni anno, “
…] un recentissimo fatto liturgico che conferma la bontà dell’atto di incoronare la nostra cara Madonna con una degna corona […
”, scrisse l’allora decano di San Marco, mons. Giuseppe Quaresima.
La cerimonia dell’Incoronazione – anticipata da un triduo di preparazione rivolto all’intera cittadinanza – si tenne giovedì 2 giugno 1955. Si calcolò una presenza di 15 mila e forse più persone in almeno uno degli eventi organizzati. L’arcivescovo di Trento, mons. Carlo de Ferrari, incoronò la Sacra Coppia in piazza del Follone, dove era stato allestito un grande altare, addobbato con numerosi fiori.
L’oro e l’argento che compone i due diademi, forgiati dalla ditta E. Broggi di Milano, furono ricavati dalla fusione di oggetti preziosi, a volte anche cari ricordi di famiglia, donati da circa duecento fedeli, anche in difficoltà economiche. Nei bollettini sono riportate alcune commoventi testimonianze, come quella di una donna, sola e povera, che accompagnò il dono dell’anello nuziale con le seguenti parole: “Alla mia cara Mamma celeste offro di tutto cuore l’unico e più caro ricordo che tengo”.
La mattina in San Marco si tenne il pontificale da parte del vescovo missionario, mons. Raffaele Cazzanelli. L’immagine dell’Ausiliatrice uscì poi in processione, accompagnata dal clero e dai rappresentanti degli ordini religiosi e delle varie chiese cittadine fino in piazza Follone. Al ritorno venne condotta a spalla da quattro operai in tuta, al suono delle bande musicali di Rovereto e Lizzana. La processione passò per via Dante e via Santa Maria, con gran folla che l’attendeva lungo il percorso, mentre le finestre delle case erano addobbate a festa. Il tutto si concluse in una gremita San Marco con la benedizione eucaristica e l’inno dell’Ausiliatrice.
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