Rifugio Brentei, 27/7/2020 – “I passaggi sono scarsi, ridotti all’osso, qui manca la struttura è vero ma anche gli altri rifugisti del Brenta con cui sono in contatto quotidianamente raccontano una situazione difficile: praticamente la metà delle persone rispetto all’anno scorso”. L’estate 2020, segnata dalla pandemia non ha risparmiato nemmeno la montagna, come confermano le parole di Michele Leonardi, 25 anni, che per una mattinata ci ospita in quella che, assieme ai genitori e al fratello Gabriele, ormai da una decina d’anni chiama casa: il rifugio Brentei.
Il “passaggio” nel cuore delle Dolomiti ce lo ha offerto l’elicottero che percorre su e già la Val Brenta con i carichi per il cantiere iniziato ai primi di maggio e destinato a “sconvolgere” la struttura. A caratterizzarla, affiancando le storiche facciate in pietra, sarà senza dubbio la nuova sala da pranzo vetrata con spettacolare vista fino al gruppo delle Presanella che, per ora, si può vedere soltanto sul rendering.
“Un’opera che rappresenterà un valore aggiunto e non sarà fine a se stessa ma permetterà ai fruitori del rifugio di godere a pieno del luogo”, il commento di Mario Cossa, presidente del Cai di Monza che è proprietario della struttura. “L’intero progetto è nato attorno a questi nuovi volumi, è arrivato tutto di conseguenza, anche il grosso lavoro di recupero della parte storica per mantenere il legame con il passato e l’identità”. Che qui, tra queste pareti a 2182 metri sorvegliate dal Canalone Neri, si traduce ancora con un nome e un cognome: Bruno Detassis.
Non a caso, il cuore del rifugio, la saletta a sud a fianco del nuovo bar dove il Re del Brenta si rintanava con gli amici a giocare alla morra e bere un bicchiere rimarrà intatta, quasi un piccolo museo, uno scrigno di memoria per guardare al futuro senza dimenticare le proprie radici.
“Un azzardo? Come tutte le novità ci vorrà un po’ di tempo perché siano apprezzate davvero”, riprende Michele Leonardi. “Ma mi piace mettermi nei panni di un bambino che tra vent’anni salirà qui e dirà guarda ‘che bello questo rifugio’. Per me che in un rifugio ci sono praticamente nato e cresciuto è bello vedere qui tanti miei coetanei: i giovani hanno di nuovo voglia di far fatica, ma hanno una visione diversa della montagna. Anche la clientela è cambiata: oggi il rifugio non è più un punto di partenza ma di arrivo. E noi dobbiamo adeguarci, perché rappresentiamo pur sempre un presidio: è questa la cosa più importante”.
Anche in un’estate difficile come questa, il Brentei ha così voluto garantire un servizio di ristorazione a chi ci arriva. Il bivacco Catullo-Detassis – all’interno del progetto tra l’altro ne è previsto lo spostamento dall’attuale posizione – è aperto. Ma Leonardi prova a guardare già oltre. “Lo scorso anno siamo rimasti aperti dall’8 giugno all’8 ottobre, grazie al nuovo progetto potremmo guadagnare un mesetto anche se il 2 giugno, nel 2019, qui c’era un metro e quaranta di neve…”, fa notare il giovane rifugista lasciando intendere che il 2021 potrà servire come “collaudo” per la nuova struttura che, anche se non completamente terminata, sarà comunque parzialmente fruibile agli ospiti.
Al principio di questa estate “pandemica”, Vita Trentina aveva rivolto il suo appello ai rifugisti e alle associazioni (la SAT come capofila) affinché promuovessero le proprie strutture alle famiglie come luoghi dove “toccare il cielo con un dito e respirare quell’aria fina agognata nei due mesi di reclusione”. E fidelizzare i ragazzi di oggi che saranno i frequentatori di domani. “La parola rifugio racchiude il significato di questa struttura. Il rifugiarsi dalla civiltà, dalla quotidianità: chi sale fino qui ha voglia di staccare, di vivere con calma e serenità, poi c’è sempre chi ti chiede il wifi mentre tu sei qui a fare la caccia al tesoro per l’acqua…”, sorride Michele Leonardi, poco prima di tornare al suo lavoro. Lo salutiamo con la promessa di tornare al Brentei la prossima estate. A piedi, naturalmente.
IL PROGETTO
Il nuovo rifugio Brentei costerà due milioni e mezzo di euro, finanziati all’80% dalla Provincia. I lavori sono affidati alla Legno House Trentino che in questi anni ha effettuato diversi interventi in quota, tra gli altri ai rifugi Tuckett e Sella, sempre nel Brenta, al Prospero Marchetti sullo Stivo e al Brentari in Cima d’Asta. “Un progetto che ‘sconvolge’ il rifugio, pur mantenendone la parte storica, che nasce al termine di un lungo percorso condiviso tra tutti i soggetti coinvolti”, le parole di Mario Cossa presidente del Cai di Monza proprietario della struttura. “Se da un lato l’emergenza sanitaria ci ha costretti a ripensare la logistica, dall’altra ci ha permesso di stringere i tempi di esecuzione dei lavori su due anni, rendendo fruibile il rifugio al pubblico già nella prossima stagione”, sottolinea il direttore del cantiere, Giovanni Curzel.
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