Anche il Trento Film Festival fa i conti con il virus. La 68ª edizione, in programma dal 27 agosto al 2 settembre, risentirà, inevitabilmente, dell’emergenza sanitaria, delle norme anti Covid previste e dei relativi protocolli (in fase di affinamento) oltreché dall’evoluzione della pandemia. I titoli in programma nelle varie sezioni (24 quelli in concorso) saranno 97 (di cui 26 anteprime mondiali e 37 italiane). Lo scorso anno furono 127.
Le possibilità di visione, visti anche i posti ridotti per via del distanziamento fisico, correranno sull’asse Trento-Rovereto. Quindi, nel capoluogo, cinema “Vittoria” e “Roma” ma anche all’aperto in piazza Fiera, mentre a Rovereto l’arena sarà quella delle Terrazze del Mart. Inoltre, molti degli appuntamenti che fanno parte tradizionalmente del Trento Film Festival, tra presentazioni, incontri e mostre, un’ottantina in tutto, si svolgeranno anche in giro per il Trentino, dall’Altopiano della Paganella alle Valli di Fiemme e Fassa, da Levico a Riva del Garda.
L’altra novità di rilievo è il ricorso massiccio allo streaming. Dopo il passaggio in sala, la “pellicola” sarà disponibile (dovrebbe essere dal giorno dopo) sulla piattaforma online.trentofestival.it (ci si potrà registrare dal 20 agosto, massimo 500 utenti) dove si potrà acquistare il biglietto (4 euro) o l’abbonamento (20 euro) che dà accesso all’intera selezione. I cortometraggi si vedranno gratis. Per le proiezioni “dal vivo”, diciamo così, biglietti e abbonamenti si potranno acquistare alle casse dei cinema e delle arene, ma anche sul sito www.trentofestival.it (dove già si trova l’elenco dell’intera proposta, sinossi e biografie degli autori comprese).
“Quello di quest’anno sarà un Festival diffuso e sperimentale”, sottolinea il presidente Mauro Leveghi. “Per prepararci ad ogni scenario, abbiamo lavorato per portare il Festival, ed è la prima volta, anche online”, aggiunge Sergio Fant, responsabile della programmazione cinematografica.
“Cholitas”, in concorso, degli spagnoli Jaime Murciego e Pablo Iraburu, sarà il doc d’esordio, il 27 agosto. È il racconto di una spedizione sull’Aconcagua di cinque donne indigene boliviane che affrontano la scalata con i loro abiti tradizionali “come gesto di liberazione ed emancipazione”. Da segnalare, visto che di orsi si tratta, in queste settimane al centro della cronaca provinciale ma anche nazionale, “Der bar in mir” dello svizzero Roman Droux. Alla scoperta, in Alaska, del mondo dei grizzly. Incontri ravvicinati con i plantigradi, lotta per la sopravvivenza in un territorio ostile e scene di combattimento, circondati e immersi in una natura selvaggia.
Fuori concorso, la serata conclusiva, una proiezione speciale. Sullo schermo “Nomad” di Werner Herzog, uno dei grandi del cinema tedesco contemporaneo (“Fitzcarraldo”, “L’enigma di Kaspar Hauser”, “Fata Morgana”), da diversi anni ormai dedicatosi al documentario (“Herzog incontra Gorbaciov” tra gli ultimi titoli). In questo caso, è un’anteprima nazionale, Herzog ricorda lo scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin a trent’anni dalla morte.
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