Un convento e il suo territorio, la necessità di farlo rivivere all’interno della comunità di riferimento. Il convento è quello di Campo Lomaso, chiuso una ventina d’anni fa, la comunità, l’intera vallata delle Giudicarie Esteriori. Occasione per riparlarne, la presentazione degli esiti della larga partecipazione che precede l’ipotesi progettuale di sistemazione e recupero.
L’atto finale verso il futuro del convento francescano di Campo Lomaso è avvenuto presso il chiostro dello stesso, con la presentazione dello studio che riassume e raccoglie i risultati del percorso partecipativo avviato al convento dalla Fondazione “Don Lorenzo Guetti”.
Occasione imperdibile la sagra del Perdon d’Assisi, da sempre la festa principale del paese di Campo Lomaso. A nome della comunità di Campo i due architetti organizzatori dell’intero percorso partecipativo Davide Fusari e Susanna Serafini hanno accolto presso il chiostro del convento la popolazione e i numerosi interessati – naturalmente l’incontro era però a numero chiuso – per tracciare un bilancio dell’interessante esperienza presentando lo studio “Convento di Campo 2.0. Appunti di un percorso partecipativo”, che raccoglie gli esiti e i momenti d’insieme svolti tra i partecipanti agli incontri, tavole rotonde, momenti di studio, approfondimenti sul tema del patrimonio storico reso disponibile alla comunità per decidere il da farsi. La pubblicazione è edita dall’ente sponsor della manifestazione, vale a dire la Fondazione don Lorenzo Guetti, presente al chiostro col suo direttore, Michele Dorigatti.
Il volume, che raccoglie tutti gli interventi effettuati da privati cittadini, associazioni, ordini in merito alla domanda “Cosa farne?” dell’antico ex convento francescano del Lomaso, è stato illustrato da Fusari: “Questa della sagra del Perdon d’Assisi è un’occasione importante sentita trasversalmente in tutte le parti delle Giudicarie Esteriori, cui si sommava ai tempi che furono l’istituzione della fiera del bestiame. Insomma, un momento decisivo per l’intera comunità”.
Ricomporre passato, presente e futuro nella valorizzazione dell’identità del luogo e delle sue memorie storiche, l’obiettivo dello studio. Il futuro del convento, partecipato e condiviso, è ancora tutto da scrivere. Per ora l’unica idea chiara emersa dall’approfondito dibattito è infatti l’importanza di realizzare un centro polifunzionale multidisciplinare e flessibile, capace di rispondere alle esigenze degli abitanti con un’offerta di attività integrativa e complementare a quella già presente sul territorio.
Parallelamente è emersa anche la necessità di creare un polo attrattivo in grado di valorizzare l’intera valle anche dal punto di vista turistico e in stretta relazione con gli abitanti; in definitiva la possibilità di realizzare una struttura utilizzabile in tutti i periodi dell’anno e capace di auto-sostenersi economicamente, creando nuovi posti di lavoro.
La progettazione partecipata, che ha visto all’opera alcune centinaia di persone interessate e studiosi, si è mossa parallelamente al collegio di nove architetti impegnati nella “charrette” di progettazione – Luca Beltrami, Ivo Maria Bonapace, Fabrizio Bosetti, Mario Giovanelli, Laura Gusmerotti, Roberto Paoli, Mattia Riccadonna – nelle sei giornate di lavoro tra novembre e dicembre dello scorso anno, durante le quali, coadiuvati da due architetti tutor e dai facilitatori di “Avventura urbana”, si sono confrontati sul futuro del convento mettendo a sistema tutto il fecondo dibattito emerso nelle primitive fasi di ascolto del territorio.
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