Osserva gli uccelli, con pazienza e doti da buon montanaro, anche per trarre dalle loro dinamiche le informazioni sulla salute dell’ambiente e tutelare la biodiversità. È il mestiere dell’ornitologo Alessandro Franzoi, intervistato dai ragazzi della classe 1a A dell’istituto Salesiano Maria Ausiliatrice
Alessandro, qual è il suo lavoro?
L’ornitologo è lo studioso degli uccelli. Un mondo che mi appassiona da quando avevo 11-12 anni: prima, naturalmente, era solo un hobby, ma adesso sto cercando di farlo diventare un lavoro vero e proprio.
Qual è lo scopo della sua professione?
Attraverso il periodico monitoraggio delle popolazioni nidificanti in montagna l’ornitologo può capire le dinamiche e lo stato di conservazione dell’ambiente stesso. Questo è uno studio che si compie nel corso degli anni: sulla base dei dati poi si potrà capire l’andamento e lo stato di conservazione dell’ambiente montano. Uccelli come “spie” quindi, indicatori della salute dell’ambiente.
Dove lavora solitamente?
Montagna, pianura, zone paludose. Tutte zone in cui si possono realizzare delle ottime osservazioni: la differenza sta semmai nella fatica che può derivare dal percorrere un sentiero alpino, invece che una stradina pianeggiante.
Il suo lavoro aiuta anche gli uccelli?
Certamente, studiare gli uccelli serve infatti anche a capire lo stato di conservazione delle specie che popolano un territorio, tutelando parallelamente la biodiversità, importantissima anche per l’ambiente montano.
Per osservare gli uccelli deve anche catturarli?
Sì, quando bisogna catalogarli, o meglio “inanellarli” mi aiuto con un sistema di cattura passivo. Gli uccelli cadono in apposite reti poste in luoghi di elevato passaggio migratorio, come valichi alpini o zone di sosta umide, dove gli uccelli con il brutto tempo si fermano per rifocillarsi.
Come sono fatte queste reti?
Di materiale molto leggero, proprio per evitare che l’animale catturato si ferisca: per questo motivo molti uccelli che entrano in rete riescono anche a divincolarsi e fuggire.
Oltre alle reti che strumenti usa?
Prima di tutto il binocolo che permette di osservare con attenzione un esemplare anche a grande distanza. Quando invece devo catalogare gli uccelli caduti in rete, da inanellatore ho bisogno di anelli di riconoscimento, di calibro e bilancia per misurare gli uccelli e di sacchetti di tessuto per contenere gli esemplari catturati. Ovviamente, nelle mie tasche non manca mai una buona guida illustrata, molto utile per imparare caratteristiche e peculiarità delle varie specie.
Che competenze scientifiche deve avere un ornitologo?
Che svolge questa professione deve prima di tutto saper distinguere a vista un uccello da un altro. Inoltre è molto importante essere in grado di riconoscere le differenti specie da canto, usanze e comportamenti tipici. È fondamentale infine essere precisi ed attenti nella fase successiva alla cattura, rilevando i dati con precisione e correttezza.
Lei che studi ha affrontato per svolgere questa professione?
Ho studiato scienze naturali e mi sono laureato con una tesi proprio di ornitologia. Ora collaboro con il Museo Tridentino di scienze naturali, occupandomi di conservazione della fauna. Possiedo anche il patentino di inanellatore di livello C.
Quante specie differenti ci sono in Tentino?
Tantissime, quasi 90 nidificanti, più diverse specie solo di passaggio. In Europa ne troviamo invece 2.500-3.000. Nei fondovalle trentini le più diffuse sono il merlo, il tordo, il fringuello. In montagna invece ci sono maggiormente cince e fringillidi.
Lei che specie preferisce?
Certamente i fringillidi, come i cardellini o i lucherini. Devo dire però che mi appassionano anche i tertraonidi, come il gallo cedrone, il gallo forcello o la pernice bianca. Sono però animali piuttosto schivi e perciò difficili anche da studiare: per trovarli al canto bisogna svegliarsi molto presto la mattina. L’ornitologo deve avere anche quindi una buona dose di pazienza, dato che in generale e soprattutto in montagna il momento migliore per osservare gli uccelli è all’alba.
Qual è l’uccello più grande che ha mai osservato da vicino?
Alcune oche, aironi o gru. Non ho mai avuto invece un contatto diretto con l’aquila: l’ho vista infatti piuttosto da vicino ma sempre in volo.
Gli uccelli di cosa di cibano?
Dipende dalle specie. Alcuni sono carnivori, ad esempio i rapaci che si cibano quindi anche di altri uccelli. Altri, come i fringillidi sono granivori ed hanno una dieta a base di semi.
Preferisce gli uccelli di montagna o di città?
Quello montanaro è un ambiente insidioso, nel quale è più difficile sopravvivere. La mia passione per gli uccelli di montagna nasce proprio da questo: a mio modo di vedere le specie che vivono in queste zone hanno qualcosa dentro che li rende più tenaci degli uccelli cittadini.
intervista della classe 1a A dell’istituto Salesiano Maria Ausiliatrice
La scheda:
Nome: Alessandro
Cognome: Franzoi
Professione: Ornitologo, collabora con il Museo Tridentino di Scienze naturali
Segni Particolari: Laureato con una tesi di ricerca sullo studio della comunità degli uccelli nidificanti nel SIC Monte Baldo di Brentonico.
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