Da quando aveva 15 anni lavora il ferro abbinando all’arte la sua passione per la natura e la montagna. nascono così i simpatici gufetti e civette di Bruno Todeschi, artista del ferro, intervistato dai ragazzi della classe 5a della scuola elementare della Sacra Famiglia.
Signor Bruno, qual è il suo mestiere?
Lavoro il ferro, ma più che un mestiere lo definirei un hobby: lo batto, lo taglio, lo sagomo, saldando assieme i pezzi per creare delle opere figurative ed anche astratte, abbellite da delle piccole aggiunte di altro materiale, come ad esempio il rame.
Da quanto lavora il ferro?
Avevo 15 anni quando ho iniziato ed ora ne ho 63. Finora non ho mai pensato di smettere, anzi, se fosse possibile incrementerei anche le ore di lavoro.
Da dove è nata la sua passione?
È un’eredità familiare. Mio nonno costruiva orologi per campanili, mio padre invece ringhiere o stufe per cucine. In famiglia si è sempre lavorato il ferro e adesso nel mio piccolo laboratorio conservo ancora oggetti legati alla tradizione popolare. Insomma, un piccolissimo museo del ferro.
E lei cosa produce invece?
Preferisco realizzare piccoli oggetti di arredamento. Non costruisco portoni o ringhiere, ma animaletti o altri oggetti ornamentali a richiesta. Spesso il cliente chiede cose utili come portaombrelli, tavolini o porta candele. Ammetto però che preferisco realizzare ciò che mi viene in mente, piuttosto che qualcosa imposto da altri.
Dove trova la materia prima?
Recupero facilmente il materiale per i miei lavori anche perché si tratta quasi esclusivamente di pezzi di modeste dimensioni che poi taglio e saldo tra loro. Utilizzo materiale di scarto e non lavorati nuovi: in un certo senso così aiuto anche l’ambiente, svolgendo una funzione ecologica. La gente getta via grandi quantità di ferro: proprio per questo con pochi soldi si può acquistarlo e riutilizzarlo.
È più facile forgiare il ferro a caldo o a freddo?
A caldo, anche se io lavoro solo a freddo con del materiale più leggero e perciò abbastanza facile da modellare. Ho conosciuto l’attività del fabbro ma non l’ho mai praticata.
Che rapporto c’è tra il ferro e la montagna?
Fabbri, scultori ed orologiai erano tre professioni diffusissime soprattutto nei paesi. Essi lavoravano il ferro: ammetto che però oggi la lavorazione di questo materiale sta venendo a mancare. Tutto quello che è forgiato a caldo viene dalla Cina.
Trae espirazione dal panorama per realizzare le sue opere?
Non tanto dal panorama, ma piuttosto dagli animali dei nostri boschi e delle nostre montagne: cervi, galli cedroni, capre e perché no, anche l’aquila. Utilizzo la fotografia come modello, disegno degli schizzi e passo poi alla fase operativa.
Quale animale le viene richiesto maggiormente?
Le civette che sono piccole, simpatiche e costano poco. Dicono anche che portino fortuna. In generale realizzo maggiormente oggetti figurativi, più immediati da comprendere. L’arte astratta invece è qualcosa di sentito dall’artista e perciò può piacere o meno a chi osserva.
Che attrezzature usa per lavorare il ferro?
Nel mio laboratorio ci sono pochi arnesi da “hobbista”: quindi una saldatrice, una trancia per tagliare le lamiere e un trapano.
Il suo è un mestiere pericoloso?
Fortunatamente non mi sono mai fatto nulla di particolarmente grave, ma sicuramente c’è una certa percentuale di pericolo, anche se non elevatissima. Le mani e gli occhi sono le parti del corpo più esposte a rischio.
Oltre alla lavorazione del ferro ha anche altri hobby?
Certamente, lavoro il legno e scolpisco. Mi piace inoltre realizzare le cose che servono in casa come tavoli o mobili vari.
Si può vivere scolpendo il ferro?
L’arte non paga, soprattutto dovendo sfamare una famiglia. Quindi, prima di andare in pensione, svolgevo anche un’altra professione. Adesso invece posso dedicarmi senza alcun obbligo a quella che considero una vera passione. Solitamente lavoro il ferro quattro ore al giorno, tutti i giorni – o quasi – escluse le domeniche.
Ha mai vinto qualche premio?
Ho partecipato ad alcune mostre e vinto un premio di scultura. Quella presentata ad un concorso artistico bandito dall’accademia di Verona alla quale ero iscritto, non era un’opera in ferro, ma di un busto di creta del quale ho poi dovuto realizzare anche il positivo e negativo in gesso.
Che consiglio darebbe a noi ragazzi?
Di recuperare quella manualità che una volta sfruttata pienamente. Ricordo quando in giovane età mi costruivo i primi giochi con le mie mani: erano semplici oggetti in legno, dei carrettini, degli archi e delle frecce. Oggi i ragazzi preferiscono il computer a questa buona abitudine.
intervista della classe 5a della scuola elementare della Sacra Famiglia
La scheda:
Nome: Bruno
Cognome: Todeschi
Attività: lavora il ferro nel suo laboratorio di Sover, Valle di Cembra
Segni particolari: artista completo e buon falegname, scolpisce anche il legno
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