Il guardiacaccia Umberto Zamboni

La fauna che abita i nostri boschi e le nostre montagne va tutelata, anche ponendo i giusti limiti alla caccia, perché “essere cacciatore significa vivere intensamente il rapporto con la natura”, ci spiega il guardiacaccia Umberto Zamboni, intervistato dai ragazzi della classe quinta elementare dell’istituto “Maria Bambina” di Trento.

Signor Umberto, in cosa consiste l’attività del guardiacaccia?

È “custode dell’ambiente e gestore della fauna. Censisce gli animali, pianifica e soprattutto controlla che le leggi vengano rispettate. In Trentino ci sono tra i 60 ed i 70 mila ungulati: un patrimonio notevole che va gestito con equilibrio ed utilizzato in forma razionale.

Sono molte le norme che regolano la caccia?

Le leggi sono tante. In Provincia la legge fondamentale è del 1991, mentre in Regione la prima legge autonoma è la 30 del 1964, in anticipo di ben 14 anni rispetto quella nazionale. Il Trentino storicamente, si trova “in mezzo” a due diversi mondi. La civiltà greca e romana, dove la fauna era considerata “cosa di nessuno”, ostile, nemica e l’Europa del nord dove invece, per questioni principalmente climatiche, la foresta e la sua fauna erano qualcosa di amico perché necessario alla sopravvivenza. Con l’Impero austro-ungarico, la caccia era gestita dai comuni ai quali i cacciatori pagavano una tassa. In Trentino, oggi, la gestione della caccia è appaltata ai cacciatori stessi, con l’obiettivo principale di tutelare ed incrementare la fauna.

Quanti guardiacaccia ci sono in Trentino?

Quaranta, tra cui cinque laureati e gli altri tutti diplomati. In provincia di Bolzano invece ogni riserva comunale ha un proprio guardiacaccia. Un esempio che testimonia come la situazione sia in continua evoluzione ed il tema della custodia forestale sempre dibattuto.

È importante la loro attività?

Certamente. La fauna che abita i nostri boschi e le nostre montagne va tutelata. Caprioli, cervi, camosci rappresentano un patrimonio per noi ma dovranno esserlo anche per i nostri figli. È giusto che alla caccia siano messi dei limiti.

Chi li stabilisce?

Come già accennato, a differenza delle altre regioni, in Trentino è la stessa associazione cacciatori che ha il compito punire chi non rispetta le norme sulla caccia.

Quali sono le difficoltà maggiori di questo lavoro?

Censire gli animali, significa alzarsi prima dell’alba – magari al freddo, appostandosi nella neve – dato che la mattina, quando noi solitamente ci svegliamo, loro non si fanno già più vedere o sentire. Un lavoro “bestiale”. Ma l’aspetto più impegnativo rimane quello di far convivere la passionalità e l’entusiasmo del mondo venatorio con la ragione e la moderazione. I cacciatori infondo sono una “brutta razza”…

È così difficile rapportarsi con i cacciatori?

Talvolta è più semplice gestire la natura rispetto agli esseri umani. La caccia non è uno sport, ma un’insieme di passione ed emotività, nel bene e nel male. Il cacciatore moderno vive pienamente la natura e sposa un modello di caccia sostenibile, in un’ottica di mantenimento del patrimonio pubblico.

È vero che i cacciatori sono sempre di meno?

Sì, dagli anni Settanta ad oggi siamo passati da 10 mila a 7 mila. In Italia invece da 2 milioni e mezzo a 1 milione e mezzo.

Perché?

Oggi è difficile essere cacciatore. Prima di tutto si deve sostenere un esame duro, che viene passato da poco più della metà di chi lo sostiene. Cacciare inoltre costa, soldi ma anche tempo, dato che come associazione chiediamo ai nostri iscritti chiediamo 28-30 mila ore di volontariato. Ma è anche il bacino dei potenziali cacciatori ad essersi ristretto. Andare a caccia vuol dire infatti rapportarsi prima di tutto, anche in maniera violenta, con l’ambiente. Essere cacciatore però non significa solo sparare ma vivere intensamente il rapporto con la natura. Difficilmente chi non ha contatti diretti con il territorio, la montagna, il bosco, diventerà cacciatore.

Da guardiacaccia, ha mai avuto incontri pericolosi?

In Trentino non esistono animali pericolosi. La lince, il lupo che tornerà sulle nostre montagne, non devono preoccuparci, dato che nei nostri boschi il rischio maggiore viene dalle zecche o degli animali infettati dalla rabbia. Nessuna aggressione quindi. L’incontro più pericoloso è stato invece sul confine con Brescia con dei bracconieri.

Nemmeno l’orso è quindi da temere?

Questi animali sono una presenza storica in Trentino. Nel nostro territorio però l’orso è stato reinserito in un ambiente a lui ostile che lo porta di frequente a scontarsi con gli interessi umani.

Che rapporto c’è tra la caccia e le scuole?

Da dieci anni lavoriamo con i giovani delle scuole, non certo per cercare nuovi adepti ma perché riteniamo che la cultura dell’ambiente passi prima di tutto attraverso di loro e non dalla concezione distorta che ci passa la televisione. Oggi la natura è L’Isola dei Famosi o la Fattoria: insomma un modo errato di approcciarsi all’ambiente. Inoltre l’associazione ha realizzato un dvd dal titolo “Oltre la caccia”, un invito a superare l’ostacolo psicologico, soprattutto per chi identifica la caccia solamente con un fucile.

Oggi lei è presidente dell’associazione. Cosa le manca del lavoro di guardiacaccia?

Il contatto con il bosco e la sua fauna, dato che dagli animali arrivano spesso più soddisfazioni che dagli uomini. Ma la mia è stata una scelta responsabile, per portare avanti una linea di gestione ben precisa.

intervista della quinta elementare dell’istituto “Maria Bambina” di Trento


La scheda:

Nome: Umberto

Cognome: Zamboni

Attività: Guardiacaccia

Segni particolari: 58 anni, dal 1978 fa parte dell’associazione cacciatori della provincia di Trento. Assunto con il ruolo di comandante dei guardiacaccia oggi è direttore dell’associazione.

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