È nato così il quarto distretto sanitario, quello denominato “Centro sud”, che unisce l’Alto Garda alle Giudicarie, ma anche alla Vallagarina e addirittura agli altipiani di Folgaria e Lavarone. In pratica una “strisciata” che comprende, in un unico distretto, la più grande porzione di territorio (si tratta di 2.258 chilometri quadrati) e circa 180 mila abitanti, con molti centri importanti, come Rovereto, Riva, Arco, Mori, Tione, Dro, Ala, Avio e tanti altri.
Il quarto distretto è probabilmente il tallone d’Achille della riforma varata nel 2011 e le recenti dimissioni del direttore – il dottor Pierluigi Gardini, al quale ora è subentrata la gestione “ponte” affidata al dottor Enrico Nava, già guida del distretto “centro” – non semplificano le cose.
Urge un ripensamento. Ne sono almeno convinti i responsabili delle Comunità di valle dell’Alto Garda e Ledro e delle Giudicarie, che qualche giorno fa sono saliti a Trento per un incontro e hanno affrontato il tema anche con la stampa. Salvador Valandro, presidente della Comunità altogardesana, e Luigi Olivieri, assessore alla sanità nella Comunità giudicariese, hanno messo uno in fila all’altro tutti i numeri del maxi-distretto, esprimendo senza mezzi termini un giudizio negativo sulla sua funzionalità.
“Non vogliamo far polemica, ma sottolineare una condizione di forte disagio”, dice il presidente altogardesano Salvador Valandro. “Abbiamo deciso di farlo ora perché si è creata una situazione all’interno dell’Azienda sanitaria trentina per cui si va ridiscutere la ‘governance’ dei distretti, e in questa fase potrebbe finalmente esserci lo spazio per recuperare un ragionamento che le due comunità nostre, Alto Garda e Giudicarie, avevano già avanzato nel 2011 e cioè quello di avere un distretto unico, senza dividerlo, anzi sommarlo con la Vallagarina”.
Valandro e Olivieri hanno incontrato direttamente il presidente della giunta provinciale Ugo Rossi, che tra l’altro era anche assessore alla sanità quando la riforma è stata approvata. “Abbiamo manifestato a lui il nostro disagio e poi ovviamente all’attuale assessore provinciale alla sanità e ai vertici dell’Azienda sanitaria”, prosegue Valandro. “A tutti abbiamo chiesto di rivedere quella delibera, ma con una possibile alternativa. La nostra proposta è infatti duplice: la prima è di dar vita al nuovo distretto. A nostro avviso non c’è aggravio di spesa, le strutture sono quelle e quelle restano. Il compenso per il direttore di distretto in più? In tempi di tagli si potrebbero limare le indennità degli altri quattro per far saltare fuori l’occorrente”.
Ma c’è un’altra ipotesi, spiega ancora Valandro, già inserita nel 2011 nella stessa delibera: quella di nominare un vicedirettore di distretto, figura mai individuata. “Se Trento non vuole modificare l’organizzazione distrettuale almeno attui quello che c’è nella sua stessa delibera”, conclude. “La figura di vicedirettore fungerebbe da maggior collegamento col territorio. Un direttore unico non riesce a incontrare i sindaci e a parlare con gli operatori sparsi tra Lavarone e Tione, ovviamente”.
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