I protagonisti di questa iniziativa furono in primis Giuliano Pezzini, Marco Romano e Luciano Covi. Il primo passo fu la consegna delle firme raccolte all’allora Comprensorio C6 e ai Comuni dell’Alta Valle di Non. In seguito a questo risultato, in tutti i Comuni di questa zona è stato approvato un regolamento che impedisce di mettere in opera infrastrutture per le coltivazioni intensive: pali di cemento, reti antigrandine, serre e tunnel.
È passato ormai qualche anno ma l’attività del gruppo prosegue nell’ottica di tutelare l’ambiente naturale per favorire il turismo che porta una rendita che poi indirettamente ricade anche su commercio, artigianato e agricoltura, e permettere ai residenti e ai villeggianti di fare passeggiate tranquille e rilassanti. Oggi si sta lavorando per ottenere la denominazione di “Parco Naturale Agricolo” in un territorio che comprenderebbe tutti i paesi, da Romeno fino a Tret, frazione di Fondo e, fino al Passo Mendola (Fondo, Sarnonico, Cavareno, Romeno, Ronzone, Ruffrè-Mendola, Malosco, Amblar, Don).
Una richiesta sulla base della legge provinciale n.11 del 2007 che vuole valorizzare attività agro-silvo-pastorali sostenibili, riqualificare le produzioni agricole, conservare, ricostruire e valorizzare il paesaggio rurale tradizionale e organizzare e promuovere la fruizione turistica. “Il paesaggio è di gran lunga il maggior elemento di attrazione e gradimento dell’Alta Val di Non”, spiega Giuliano Pezzini. “Per i residenti, che comunque ne beneficiano tutto l’anno, ma anche e soprattutto per gli abitanti del resto della Val di Non frutticola, che trovano nelle praterie dell’Alta Valle un ambiente fantastico in cui passeggiare”.
Il gruppo, inoltre, punta sulla filiera corta, basata su prodotti della terra, biologici e sani, con vendita diretta e la possibilità del cliente di visitare l’azienda per avere anche un controllo sulla qualità. “La produzione di ortaggi, di erbe aromatiche, di patate, di granaglie, di crauti biologici, di succhi di frutta, di sciroppo di sambuco e di birra artigianale non riesce a soddisfare la grande richiesta dei clienti”, sottolinea Luciano Covi. “Una produzione che manca in Italia è la produzione di patate da semina, un settore in cui cerchiamo di inserirci”.
Italo Francisci, che pratica la produzione del latte biologico, afferma: “Credo che questo piano di sviluppo potrà essere esportato anche in bassa Valle di Non. La monocoltura delle mele è molto rischiosa e fragile; diversificare le colture non porta a grosse rendite nell’immediato, ma dà più stabilità e sicurezza all’azienda agricola”.
L’associazione “Futuro Sostenibile” collabora con importanti movimenti, come Slow food, locale e nazionale, “Gli amici della terra” e “Convivere Rumo” e, come spiega Giuseppe Vegher, componente del direttivo, cerca di interpretare una rinnovata e diffusa sensibilità nei confronti del paesaggio, dell’ambiente e degli aspetti materiali e immateriali più significativi della vita di una comunità, insediata in un territorio alpino. “Quella che proponiamo non è un agricoltura alternativa, ma è quella specifica di montagna”, conclude Giuliano Pezzini. “È un modello consolidato in passato, che ha dato sostentamento a molte generazioni”.
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