Anche nelle chiese “in memoria” della pandemia

La Messa con mons. Tisi a Vermiglio nel ricordo delle vittime del Covid-19

Il più autorevole quotidiano nazionale esce oggi con un inserto inedito e particolarissimo. Molto coraggioso. Ventiquattro pagine come un lungo e pesante florilegio di necrologi,  un cimitero di carta. Ci stanno infatti i nomi e i volti di 320 vittime del coronavirus, peraltro ancora una piccolissima percentuale del triste totale di 33.899. Per ognuna di loro dieci righe di ritratto biografico, efficaci a cogliere l’originalità di ogni esistenza, giacchè “nessuna vita è mai banale” come titola l’introduzione di Aldo Cazzullo. E’ un tentativo laico di “fare memoria” – infatti l’inserto è titolato freddamente “In memoria” – che risponde però anche a quante le comunità cristiane si stanno impegnando a fare.

L’inserto dell’edizione odierna del Corriere della Sera

Due esempi nel fine settimana: sabato nella chiesa del Sacro Cuore si sono ricordate alla Messa prefestiva tutte le vittime del Covid della comunità, con una commovente testimonianza su padre Pietro Fochesato, ex parroco. E il giorno dopo l’Arcivescovo è salito fino a Vermiglio, al confine ovest della diocesi per pregare nel ricordo di tutte le vittime anche della val di Sole (e del Comune vermigliano, molto colpito), come terza tappa di un pellegrinaggio che lo ha già visto nel Perginese e in val di Fassa. Il richiamo di mons. Lauro Tisi a non dimenticare questo “immane dolore” ha registrato la piena sintonia con il sindaco Anna Panizza che ha voluto ricordare “alcuni vermigliani, strappati ai loro cari senza neppure un gesto di commiato, un abbraccio e senza poter avere un funerale dignitoso”.

Questa sorta di memoriale, religioso e laico, spirituale e affettivo, dovrà contraddistinguere anche la nostra estate, la prima del post Covid: è compito di tutti non dimenticare, perchè – come scrive lo stesso Corrierone – “le vittime della pandemia meritano il risarcimento della memoria. Lo dobbiamo a loro e alle loro famiglie. Ma lo dobbiamo anche a noi stessi”.

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