Sabato 29 maggio si è rinnovata nella festa dei Martiri l’offerta da parte del sindaco di Sanzeno, Paolo Pellizzari, dell’olio per la lampada che arde davanti all’urna con le reliquie dei Martiri.
Senza la tradizionale processione con le reliquie e davanti a poco più di un centinaio di persone, adeguatamente distanziate e munite di mascherina, don Lauro nell’omelia ha esordito proprio con le parole di Vigilio quando scrive a San Simpliciano ricordando il martirio dei tre cappadoci: “Non sono le parole che illustrano i meriti, ma piuttosto i meriti che impreziosiscono le parole”.
Ecco il riferimento al sacrificio di “operatori sanitari, volontari e coloro che hanno garantito i servizi essenziali nei giorni peggiori dell’emergenza”, secondo don Lauro, ma anche un invito a un’ “operazione di discernimento” per capire cosa rende “impacciata la vita della nostra Chiesa e delle nostre comunità”.
La risposta arriva da un altro santo, Paolo VI – di cui il 29 maggio ricorre la memoria liturgica – e dalla sua storica affermazione: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. “La nostra esperienza credente – fa eco don Lauro – rischia di parlare del Vangelo, ma di non viverlo. Rischiamo di essere una lettera d’inchiostro, di mercanteggiare la Parola, anziché mostrarla con la vita”.
Di qui l’invito, sull’esempio dei Martiri d’Anaunia, a “tornare all’essenziale e accreditare il Vangelo”. Ad esempio, scongiurando quell’ansia da ripartenza che, secondo Tisi, rischia di impedirci di “rivisitare i giorni terribili dell’emergenza”, facendoci dimenticare “la sofferenza drammatica di tante persone, che in forza dello Spirito, ci ha permesso di vedere il miracolo del donare la vita.”
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