Sono una ventina i siti al momento individuati in Trentino nei quali verranno effettuati a partire dalla metà di giugno i primi lanci della vespa Samurai (Trissolcus japonicus) utili a contrastare la diffusione della cimice asiatica. Il devastante emittero invasivo si è insediato, seppure con diversa entità di presenza, nelle principali zone frutticole della provincia dal 2016 ed è in fase di continua espansione.
Ai primi di maggio è iniziato, nell’ambito del progetto di lotta biologica mediante parassitoidi, l’allevamento del Trissolcus japonicus partendo dal primo nucleo di micro vespe da moltiplicare inviato alla Fondazione Mach dal CREA di Firenze.
In parallelo sta procedendo l’allevamento della cimice. Grazie al piano di raccolta che ha coinvolto persone di varia appartenenza professionale (non solo agricoltori) sono stati raccolti oltre 17.000 esemplari che hanno già prodotto oltre 1200 ovature. Le placche di uova (18 esemplari cadauna) servono per farle parassitizzare dal Trissolcus e quindi ottenere nuove vespe da utilizzare nei lanci. I siti nei quali effettuare i lanci, il numero di lanci e la relativa tempistica, insieme agli accorgimenti da adottare per ottimizzare l’effetto della lotta biologica, sono già stati decisi applicando un protocollo stabilito in sede nazionale lo scorso mese di dicembre. Al gruppo di lavoro ha partecipato per il Trentino Claudio Ioriatti entomologi e dirigente del Centro per il trasferimento tecnologico della Fondazione Mach. Si dà per scontato che l’esito dei lanci (rappresentato dall’insediamento stabile del parassitoide nei territori interessati) si avrà, in caso positivo, solo tra qualche anno.
Rimane quindi valida la pluralità di misure precauzionali e di interventi stabiliti dal piano di azione provinciale: monitoraggio; trappole e dissuasori; difesa chimica; reti anti-insetto; pratiche agronomiche; controllo biologico-utilizzo di parassitoidi naturali. Porta la data del 26 maggio un documento del Centro trasferimento tecnologico che ha per oggetto lo sfalcio dell’erba lungo le strade e autostrade della Provincia e in prossimità dei frutteti per ridurre gli spostamenti della cimice verso i frutteti.
Quanto fin qui riferito dimostra che il Piano di azione nazionale e provinciale contro la cimice asiatica poggia sulla conoscenza che purtroppo è ancora parziale della biologia ed etologia (comportamento) dell’insetto. Per mettere in grado anche i lettori non agricoltori di acquisire almeno gli aspetti consolidati delle conoscenze acquisite sulla cimice asiatica, riportiamo un florilegio di notizie contenute in un articolo pubblicato sul supplemento di Vita in Campagna (maggio 2020) che riporta un articolo intitolato “Cimice asiatica: il punto sulla situazione e le possibili soluzioni”. L’autore del testo corredato di molte fotografie e didascalie puntuali è Paolo Solmi del Servizio fitosanitario per la Regione Emilia-Romagna.
Di seguito le news più significative.
Studi molto sofisticati sulle condizioni climatiche ideali per la diffusione della cimice hanno stabilito che l’Italia ed in particolare il nord Italia sono tra le regioni più idonee per la vita e lo sviluppo di questo insetto. La cimice asiatica, per noi è un insetto alieno, ossia un insetto che proviene da zone molto lontane. Trovando un ambiente ideale per il suo sviluppo e non incontrando i nemici naturali che lo controllano nelle zone di origine, si sviluppa senza limiti. Le femmine depongono le uova nella pagina inferiore delle foglie. Il periodo di deposizione varia in base alle annate da metà-fine maggio a metà-fine agosto.
Gli adulti svernanti sono quindi particolarmente longevi, quasi un anno di vita. Mediamente per passare dallo stato di uovo a quello adulto occorrono dai 35 ai 50 giorni.
E’ stato calcolato che un adulto possa volare anche per molti km. in una giornata, superando i 20 metri di altezza, e raggiungendo nell’arco della vita distanze superiori ai 100 km. Le forme giovanili (neanidi), pur non essendo in grado di volare, percorrono decine di metri in poche ore.
Una caratteristica tipica della cimice è il suo continuo andirivieni da zone incolte o da colture erbacee al frutteto. Il controllo chimico nei frutteti è molto problematico sia per la limitata disponibilità di prodotti efficaci registrati sia soprattutto per il fatto che la cimice asiatica è un bersaglio molto mobile.
Anche “Frutta e Vite”, rivista specializzata del Centro di consulenza dell’Alto Adige nel numero 2/2020 riporta tre articoli sulla cimice asiatica. Suscitano particolare interesse i risultati delle osservazioni raccolte in varie zone del territorio altoatesino (non solo frutteti) da alcune ricercatrici del Centro di sperimentazione di Laimburg. Due note brevi sono sufficienti per dimostrare la concretezza del contenuto dei tre articoli. “Nessun trattamento fit
osanitario può essere effettuato vicino ai siti di rilascio (né insetticidi, né fungicidi); motivo per cui i meleti non sono adatti a questo scopo.” “Il rilascio può avvenire solo a seguito del ritrovamento sul posto di ovature di cimice asiatica”.
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