Nei giorni più bui dell’emergenza Covid-19, la rete dei 96 Club Alcologici Territoriali (in sigla Cat) e dei 44 Club di Ecologia Familiare (Cef) presenti sul territorio a sostegno di persone e famiglie con problemi legati al gioco, al fumo, all’alcol o ad altre sostanze non ha smesso di funzionare.
Alla sospensione forzata delle attività a partire dal 24 febbraio 2020 si è supplito grazie alla fitta e collaudata rete di contatti formali e informali tra i servizi pubblici (Centri Alcologia, Antifumo e Altre fragilità facenti parte del Servizio Dipendenze e Alcologia dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari) e i gruppi sul territorio. Messaggi via WhatsApp, incontri in videoconferenza, sms e il buon, vecchio telefono hanno permesso di non sfilacciare i contatti.
Prezioso si è rivelato il ruolo dei cosiddetti “servitori-insegnanti” dei Club, persone formate e competenti che coordinano l’attività dei piccoli gruppi territoriali.
Anche grazie a loro, dal 20 al 27 aprile sono state interpellate telefonicamente 932 famiglie (per un totale di 1910 persone rappresentate) per indagare come stessero vivendo questo periodo difficile.
L’indagine ha fatto emergere un dato confortante: i singoli e le famiglie che fanno parte di una rete sociale, qual è quella dei Club, sono più attrezzati per affrontare le difficoltà famigliari o collettive che la vita ci riserva.
Susi Doriguzzi, Presidente dell’Associazione provinciale dei Club Alcologici Territoriali (Apcat): “La palestra dei gruppi di auto mutuo aiuto ha senz’altro fatto la differenza”.
“L’attitudine al cambiamento sviluppata dalle famiglie che frequentano i Club ha ridotto l’impatto negativo che ha accompagnato la fase 1 del lockdown”, osserva la dott. Maria Luisa Raineri dell’Università Cattolica di Milano, che ha prestato la sua consulenza scientifica. “L’emergenza Covid ha portato in primo piano la necessità di servizi di prossimità. Proprio la mancanza di servizi sanitari di prossimità è stata indicata come una concausa della grave crisi sanitaria che abbiamo attraversato. Un modello come quello dei Club può essere preso come un riferimento importante per un servizio di prossimità: una rete così capillare tiene bene anche in una situazione così devastante come quella che abbiamo affrontato”.
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