“Chiara Lubich, Città Mondo” è il titolo della mostra ospitata alle Gallerie di Piedicastello che il 7 dicembre ha aperto le celebrazioni per il Centenario della nascita della fondatrice del Movimento dei Focolari, il 22 gennaio del 1920 a Trento.
Una donna – scomparsa a Rocca Di Papa (Rm) il 14 marzo del 2008, e di cui è in corso la causa di beatificazione – riconosciuta come una delle figure più influenti del ‘900 in ambito spirituale, culturale, sociale e delle relazioni fra popoli, culture e religioni in virtù del suo impegno per il dialogo e la fratellanza universale; insignita del “Premio Unesco per la pace 1996” e del “Premio Diritti Umani 1998”, di 16 dottorati h.c. nelle più varie discipline e di diverse onorificenze, tra cui non poche cittadinanze onorarie, a livello nazionale e internazionale.
Il suo pensiero ha trovato attuazione anche attraverso la proposta di un nuovo stile di vita in campo civile, in economia e nella politica, promuovendo la sostenibilità e la condivisione delle risorse, il sostegno e l’accoglienza dei deboli, il dialogo tra popoli e culture, e con persone che non si riconoscono in nessun credo religioso.
Il racconto dei momenti significativi della sua vita, del suo pensiero e della sua opera si sviluppa in un percorso espositivo variegato, in cui documenti, scritti autografi e testimonianze fotografiche si accompagnano a video e istallazioni con cui interagire.
Ad ospitare questa narrazione è lo spazio suggestivo della Gallerie di Piedicastello, a Trento. Un’area gestita dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, che promuove la mostra in collaborazione con il Centro Chiara Lubich, che opera per la diffusione del pensiero e delle opere della fondatrice dei Focolari.
Il titolo della mostra, “Chiara Lubich, Città Mondo”, individua un duplice percorso, di carattere storico e simbolico insieme. Prende avvio dalla realtà locale di Trento nei primi anni ‘40 per aprirsi alle realtà più variegate del mondo: è la storia della nascita e dello sviluppo del Movimento dei Focolari, che muove i suoi primi passi dalla “casetta” in quella piazza dei Cappuccini, 2, (l’abitazione di Chiara e delle sue prime compagne dove il carisma dell’unità nascente trovava prima attuazione e propulsione), per raggiungere i cinque continenti, ed oggi 194 Paesi con oltre 2 milioni di aderenti in maggioranza cattolici. Al contempo descrive, il carattere universale del messaggio della Lubich, per cui fin da subito persone da differenti Paesi cercano un incontro personale con Chiara, attratte da quella spiritualità dell’unità, capace di travalicare i confini fra razze, culture e religioni, e di costruire concretamente rapporti di fraternità.
La tensione nel binomio città-mondo, vissuto nella luce che ha attraversato la vita di Chiara, si manifesta così come relazione feconda, frutto di un segreto svelato a lei, che l’esperienza del percorso espositivo vuole consegnare.
La stessa Lubich in sé riunisce entrambe le dimensioni, per il suo essere cittadina del mondo, in dialogo con popoli e culture lontane.
Nel suo pensiero la città è intesa quale luogo dialogico e relazionale, sintesi di realtà, prospettive, sensibilità e dimensioni molteplici, laboratorio di elezione per uno stile di vita nuovo, che costruisce l’unità nella valorizzazione delle diversità. Un modello ideale da suscitare in tutti gli angoli della terra, per dare vita a “città nuove”, “città per la fraternità”, “bozzetti di mondo unito”, che per esse smette di proporsi come finalità utopica e si traduce in esperienza di vita concreta.
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