È così che, avvicinandosi all’opera attualmente esposta in piazza, si può riconoscere il muratore Federico Benoni, il falegname Giusto Maffei, Giuseppe detto “Pizolèr”, il contadino Valerio Finotti, Vittoria e Bortolo Maffei, oltre ai missionari padre Romano Gentili e padre Silvano Zanella. La maggior parte dei personaggi ricreati nel presepe sono scomparsi tanti anni fa, ma la loro memoria, anche grazie alla rappresentazione della Natività, rimane viva in paese.
“I primi anni il presepe era molto più grande di come è oggi”, racconta Vittorina Gelmini. “Occupava l’intero altere della cappella del Crocifisso”. Le proporzioni sono rispettate alla perfezione, ogni pezzo è costruito in scala. La dovizia dei particolari – i muri a secco, il campanile “staccato” dalla chiesa – e lo sfondo su tela che ritrae gli scorci verso Manzano e Nomesino, il monte Baldo e Castione, rendono la rappresentazione sacra veramente speciale. “Per tre anni le statuine erano rimaste negli scatoloni”, conclude la promotrice dell’opera. “Quest’anno abbiamo deciso di tirarle fuori e portare il presepe in piazza, anche se abbiamo dovuto rimpicciolirlo”.
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