La platea era ristretta a sole 40 persone, ma il forte messaggio simbolico della Santa Messa celebrata dall’arcivescovo Lauro Tisi nella cappella dell’ospedale Santa Chiara di Trento andava ben oltre le limitazioni dovute alla sicurezza.
A fianco dell’Arcivescovo nella celebrazione anche padre Davide Negrini, cappellano del nosocomio, mentre tra i presenti vari rappresentanti di tutte le categorie quotidianamente impegnate nella vita ospedaliera e alcune autorità, tra cui il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, l’assessore alla salute e politiche sociali Stefania Segnana e il dirigente del Dipartimento salute e politiche sociali Giancarlo Ruscitti.
Una celebrazione speciale, nella prima domenica con le Messe di nuovo aperte ai fedeli, con la quale l’Arcivescovo ha voluto esprimere, anche a nome di tutta la comunità trentina, il più sincero grazie agli operatori sanitari e a tutti coloro che hanno affrontato in prima linea la pandemia, dedicando tutti i loro sforzi nell’aiuto ai malati.
“Cristo è Risorto nella vostra straordinaria dedizione, nella gratuità e generosità del vostro spendervi senza riserve, nel vostro rischiare la vita fino a morire per noi“, si è rivolto loro don Lauro, scorgendo nel duro sforzo profuso “un inno all’umano, una meravigliosa conferma alla lucidità delle parole evangeliche che ravvisano nel servire, nel dare la vita, nello spendersi, l’habitat dentro il quale trovare il senso profondo del nostro esistere. In voi, trovo realizzate queste parole che rivelano il senso profondo dell’Ascensione del Signore: l’esplosione della fiducia di Dio nella possibilità affidata agli uomini, grazie al dono dello Spirito Santo, di “fare le sue opere e di farne di più grandi”. Cari operatori sanitari, siete il documento, la prova provata che non possiamo vivere senza gli altri; l’altro non è la tua morte ma la tua vita, quando viene a mancare diventi più povero“.
Non eroismo, ma Vangelo vivo, è ciò che l’Arcivescovo ha visto nello straordinario impegno degli operatori: “All’interno delle strutture sanitarie e assistenziali, abbiamo un formidabile patrimonio esistenziale, fatto di uomini e di donne che considerano assolutamente normale: prendersi cura, farsi prossimo, mettere a disposizione se stessi senza clamori”.
Il riconoscimento si fa esplicito nel ringraziamento ai medici, agli infermieri e agli operatori socio-sanitari, ma anche al personale amministrativo e agli operai che hanno fatto sì che l’ospedale potesse fare fronte al carico di lavoro: “In questo momento, dobbiamo dirvi grazie, a nome di tutta la comunità trentina, per la tenerezza e la delicatezza con cui avete accompagnato gli ultimi istanti dei nostri cari che sono morti, senza poter contare sulla vicinanza dei propri familiari. La vostra, cari operatori sanitari, è stata una straordinaria dimostrazione della forza che abita nella tenerezza e una salutare provocazione a frequentare di nuovo i gesti della prossimità in cui abita la vita. È travolgente l’energia presente in una carezza, in uno sguardo”.
Infine l’appello a non dimenticarsi di questa straordinaria lezione d’amore: “Personalmente ho una grande paura: tornare alla barbarie di un ritmo vita scandito da fitte agende di impegni, dove non c’è alcun spazio per le relazioni e l’incontro. Pensare nuovamente che impegnarsi per gli altri, vivere la dinamica dell’amare sia un optional e una seccatura, un ostacolo allo sviluppo economico”.
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