Anche nel Principato di Monaco questa è la settimana della ripartenza. Matteo Trentin e la sua famiglia ci vivono da sei anni, sfruttando il clima favorevole per allenarsi e la comoda posizione logistica da cui spostarsi in tutto il mondo. Dopo due mesi rinchiuso in casa il ciclista classe 1989 di Borgo Valsugana è potuto tornare ad allenarsi sui saliscendi della piccola città-Stato, in attesa di poter sconfinare da lunedì sul territorio francese e tornare così ad allenarsi con le libertà di sempre, a meno di tre mesi dall’inizio della rimodulata stagione del ciclismo mondiale. “Il primo giorno di libertà, però, niente bici: avevo molte pratiche da sbrigare, così ho passato l’intera mattinata in giro per uffici”.
Matteo, come hai trascorso gli ultimi due mesi?
Sono rimasto rigorosamente a casa, uscendo solamente per fare la spesa. Ho seguito costantemente le notizie dall’Italia decidendo, vista la gravità della situazione, di anticipare la quarantena di una settimana rispetto a quanto previsto qui a Monaco. I confini sono solo delle righe tracciate sopra una cartina, e il virus non sa leggere i cartelli.
Niente di meglio di passare l’isolamento in casa con la propria famiglia…
Le giornate sono passate molto velocemente. Con in casa due bimbi, uno di 2 e l’altro di 5 anni, non c’è stato tempo di annoiarsi. Abbiamo giocato molto, trovando sempre qualcosa di nuovo da fare assieme alla mia compagna Claudia.
Con gli allenamenti come ti sei organizzato?
All’inizio dell’epidemia c’era una deroga che permetteva di girare in bici all’interno del Principato, però ho preferito non uscire. Mi sarei allenato senza un preciso motivo, dato che le gare erano tutte sospese. Come tutti gli altri ciclisti mi sono allenato con la bici sui rulli in casa, correndo su e giù per la scalinata che si trova vicino a dove abito. Ho avuto inoltre modo di partecipare a una gara virtuale per contribuire ad una raccolta fondi benefica.
Da questa settimana anche nel Principato è cominciata la fase due dell’epidemia.
Abbiamo qualche libertà in più, posso tornare a girare in bici ma solo all’interno del territorio statale. Essendo limitato e trafficato la vera ripartenza sarà da lunedì prossimo, quando potrò sconfinare sul territorio francese. Per questa settimana mi alleno la mattina presto, dalle 6 alle 8, giusto per rimettermi in sella, ma senza fretta.
Come sarà possibile ripartire, ciclisticamente parlando?
Fino a che non avremo acquisito la giusta conoscenza del virus io consiglio a tutti i ciclisti di allenarsi da soli. Facciamo anche noi la nostra parte e cerchiamo di non creare ulteriori contagi. So che un po’ tutti i professionisti faranno così. Tornerà il momento in cui potremo stare di nuovo in gruppo.
Martedì l’Unione ciclistica internazionale ha reso noto il nuovo calendario della stagione. Molte le sovrapposizioni che si sono venute a creare tra le varie corse, tra cui quella tra il Giro d’Italia (3-25 ottobre) e alcune grandi classiche.
Tutti noi ciclisti dovremo a malincuore fare delle scelte, ma per ora è importante tornare a correre. Ora almeno c’è un calendario e possiamo organizzarci di conseguenza, lavorando per metterci in forma in vista del ritorno alle gare (la prima corsa è prevista l’1 agosto, le “Strade bianche” a Siena, ndr). Mondiali? Ho già deciso da tempo che non ci sarò, troppo duri per me.
La tua squadra non se la sta passando bene. Lo sponsor principale, il colosso calzaturiero polacco CCC, sta attraversando una gravissima crisi finanziaria legata alle conseguenze del coronavirus. Per questo è stato annunciato un grande taglio degli stipendi, fino all’80%.
È un momento difficile. Per uno sport come il ciclismo dove le entrate provengono in gran parte da sponsor privati è ovvio che se i negozi sono chiusi la prima cosa in cui si taglia sono le sponsorizzazioni. Siamo in trattativa, sono fiducioso che con le riaperture le cose si sistemeranno.
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