Sono 15 mila firme raccolte in difesa dell’ospedale di Cavalese tramite la petizione “La sanità nella valle di Fiemme non è un privilegio ma un diritto”. Venerdì 14 alle 17 nella sala Fedrizzi del palazzo della Provincia, in piazza Dante a Trento avverrà la consegna della petizione.
Tra i firmatari cittadini delle valli di Cembra, Fiemme, Fassa dei comuni limitrofi in provincia di Bolzano, ma anche turisti che frequentano le valli e hanno sperimentato i servizi del nosocomio. Le firme raccolte saranno consegnate da parte delle associazioni di volontariato promotrici nelle mani del presidente della Provincia Ugo Rossi.
Sulle problematiche collegate all'ospedale di Cavalese abbiamo sentito Giuseppina Vanzo, assessore alla Salute del comune di Cavalese, che da tempo segue le tormentate vicende della sanità nelle valli dell'Avisio.
Qual è il suo punto di vista sui tagli previsti negli ospedali periferici?
I tagli prospettati sembra che diventeranno operativi prima di una chiara e trasparente riorganizzazione degli ospedali centrali che dovrebbero occuparsi sia dei cittadini residenti sul loro territorio sia di quelli provenienti dalle valli, e senza l’indispensabile potenziamento delle attività sul territorio, domiciliari e no. L’ulteriore rinvio dell’inizio dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale trentino, il Not, mette ancora più in evidenza le carenza degli ospedali di Trento e Rovereto che già ora faticano ad affrontare gli attuali carichi di lavoro in situazioni logistiche spesso di disagio per i pazienti e per gli operatori. Andrebbe considerata la peculiarità di ogni ospedale in rapporto alle professionalità presenti, al bacino di utenza, alla logistica dei trasporti che può portare la popolazione a recarsi fuori provincia – vanificando i tagli – e ai reali bisogni di salute.
E sulla soppressione dei punti nascita periferici?
È vero che il Ministro della Salute ha ribadito recentemente il limite dei 500 parti come soglia di sicurezza per le mamme e i bambini, in realtà per l'ospedale di Cavalese i dati di mortalità e il tasso di complicazioni sono tra i migliori in Europa! Evidentemente non è un problema di qualità ma solo di costi: è vero che un numero basso di parti seguiti dallo stesso personale può portare ad una diminuzione del livello delle prestazioni professionali ma questo handicap è facilmente superabile con la mobilità del personale più esperto tra i vari ospedali, senza far ricadere sulla popolazione un disagio supplementare.
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