Padre Leopoldo, il carisma del frate dei malati

Un’inquadratura del film “Sulle mie spalle” che racconta la figura di padre Leopoldo attraverso le vicende delle persone che lo hanno incontrato

L’atteso film su padre Leopoldo Mandic è ancora più atteso. Pronta per la presentazione ai primi di aprile in anteprima in una sala padovana, l’opera del regista Antonello Belluco dal titolo “Sulle mie spalle” dovrà attendere la riapertura delle sale per poter essere apprezzato dal pubblico italiano, mentre alcune proiezioni si sono già tenute in altri Paesi stranieri come il Sudafrica.

Com’è possibile cogliere anche dalle anticipazioni sui trailer non si tratta di una biografia ma di una storia – anzi di un insieme di storie – di persone e personaggi vissuti tra il 1915 e il 1945 in Veneto, legate alla carismatica figura del cappuccino morto per un tumore all’esofago in fama di santità.

La storia principale è quella di un giovane talentuoso laureato in ingegneria, Andrea Brandi che, preso dal desiderio di vedere libere Trento e Trieste, decide di lasciare il suo mondo per arruolarsi nell’esercito durante la Prima guerra mondiale. Pur contrastato dalla famiglia, soprattutto dal padre, prima di partire incontra Diletta quella che sarà la donna della sua vita. Dopo essersi reso volontario per un’azione disperata al fronte, viene salvato dai gas tossici dal soldato-prete Tommaso che nella storia gli diventerà amico e lo salverà ancora successivamente.

Il piccolo frate croato, padre Leopoldo Mandic, è il comune denominatore di tutta la storia. Sono gli altri che lo raccontano grazie alle loro stesse vite.

Lui interviene, consiglia, accompagna, spiega… è l’angelo custode di tutti i personaggi e di tutta la storia del film.

“Dopo aver realizzato un film – ha spiegato il regista Belluco – sulla vita di sant’Antonio (Antonio Guerriero di Dio -2006), ho scoperto e raccontato in modo diverso la vita di un altro religioso vissuto a Padova: padre Leopoldo Mandic, cappuccino, non è un santo “famoso” ma la gente che lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo meraviglioso. Il suo non essere “famoso” tra i santi vuol dire poco. Molto spesso una piccola storia, nascosta tra le mura di una piccola casa, può diventare il messaggio più dirompente del secolo. Si pensava di trovare pochi scritti personali del santo invece ce ne sono molti come sono molte le testimonianze che attestano chi era quest’uomo fragile nel corpo ma potente nell’anima.

Girato fra il 2017 e il 2018 in gran parte in Veneto, utilizzando anche ricostruzioni in computer grafica, il film si presenta anche come un commovente viaggio nell’Italia fra le due guerre e punta sull’attualizzazione delle storie di ieri messe a confronto con quelle di oggi, a partire dalla dimensione della povertà diffusa: “Quanto era grande questo problema ieri e quanto mai è odierno – aggiungono i produttori del film -. Uomini che lasciano ogni speranza e spesso si gettano nell’estremo gesto del suicidio. C’è un comune denominatore sottile, continuo, decifrabile che si instilla nel rapporto con tutte le persone di questo film. Leopoldo dà a chiunque il “senso” aggiuntivo della certezza di Dio.

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