In fondo c’ è sempre luce

Senza le gallerie, il Trentino sarebbe più povero e noi trentini saremmo meno vicini. Questi passaggi, scavati nei secoli col sudore della fronte e i colpi del piccone, hanno aperto strade e relazioni, accorciato le distanze, favorito gli scambi. Non solo quelli economici, perché un tunnel ti porta sempre luce, in fondo.
E’ da sempre terra di gallerie il Trentino, perché l’orografia disegnata dal Creato ha costretto gli uomini per tanti anni a svalicare su percorsi tortuosi e pericolosi o salire su cenge esposte e pericolose. E quando si è cominciato a far passare le strade dentro la roccia – si pensi a quella del Ponale, un tempo unico collegamento tra il Riva del Garda e Ledro – molte valli sono rifiorite. E interi comprensori si sono avvicinati fra loro, com’è avvenuto per il Feltrino e il Primiero che grazie alla galleria di Primolano si sono scoperti finalmente meno distanti da Borgo, a Pergine e a Trento. In altri casi le gallerie hanno dato ossigeno a centri storici altrimenti paralizzati e asfissiati dal traffico, come Moena e Campiglio.
Non sfugge la problematica ambientale – come insegna anche il dibattito sulla Valdastico o sulla TAV – perché quando si fora una montagna è decisivo non alterare gli equilibri idrogeologici. Ma una tecnologia sempre più green oggi può favorire prudenza e attenzione, affinché le attese “gallerie di carta” (quelle attese da tempo, ma non ancora realizzate) che illustriamo in questo numero possano servire il territorio, senza stravolgere l’ambiente.
Ma se guardiamo al passato remoto della nostra terra, dobbiamo riconoscere che dalle gallerie è venuta tanta ricchezza: pensiamo al reticolo di canali sotterranei che generazioni di minatori – dal Calisio al Tesino – hanno aperto in cerca di vene di argento con cui migliorare le proprie condizioni di vita.
E non dimentichiamo le “strade d’acqua” sotterranei, ovvero il sistema di gallerie che a partire dagli anni Venti ha innescato lo sfruttamento idroelettrico con una rete vertiginosa di condotte (oltre 2 mila km in totale) che hanno sfruttato i balzi rocciosi. Percorrerle ora da turisti – si pensi alla Centrale di Santa Massenza – è un viaggio di riconoscenza.
Ma il passaggio nel buio è anche una metafora: dalla fatica al sollievo, dalla sofferenza alla gioia, dalla dipendenza alla libertà: fuori dal tunnel, appunto, come si dice quando si riconosce una via d’uscita, un cambiamento positivo e definitivo.
Alla galleria, impresa costruita dall’ingegno umano, si guarda con ammirazione anche nella Bibbia: “L’uomo pone un termine alle tenebre e fruga fino all’estremo limite le rocce nel buio più fondo”” – si legge nel libro di Giobbe quando si vuol riconoscere l’inventiva umana (“nelle rocce scava gallerie e su quanto è prezioso posa l’occhio”) per sottolineare però che la vera sapienza è solo in Dio e viene da Lui. Come a ricordarci, che le gallerie sono sempre uno strumento, tocca a noi progettarle o percorrerle nella giusta direzione.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina