Presentato a Calavino l’ultimo libro di Mariano Bosetti. Un omaggio a un territorio ricco di storia, frutto di tre anni di lavoro, alla ricerca della sua identità
Si sa, qualunque traccia sul territorio, ogni sfaccettatura più o meno marcata di paesaggio è portatrice di ragioni storiche. Chiese, vie di comunicazione, massi erratici, pozzi e castelli riportano indietro le lancette del tempo diventando anche gradito pane quotidiano di storici infervorati e ricercatori incalliti. Tra essi, Mariano Bosetti, giornalista e insegnante, che per l’elevato rigore storico non abbisogna certamente di grandi presentazioni in Trentino. Bosetti ha posato la sua lente su alcuni aspetti strettamente impregnati di vita comunitaria in Valle dei Laghi. Un triennio di indagini documentarie ha trovato coronamento nel suo undicesimo libro, consegnato alla popolazione di Calavino nella ricorrenza della Commemorazione dei defunti.
Fitto di 320 pagine condensate nel titolo “Alla ricerca dell’identità storica della Valle dei Laghi: terra di paesaggi, pievi, comunità, castelli e conquiste”, il testo di Bosetti è un’opera che, come ribadito nei ringraziamenti formulati dal sindaco Oreste Pisoni, rimarrà nella storia dell’intera vallata. Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, ne ha parlato in toni elogiativi definendolo “l’ennesima prova di come Bosetti lavori in modo attento prestando un servizio alla storia, alla comunità e alla verità”. Determinante nel dare alle stampe quest’altra fatica editoriale di Bosetti si è rivelato il supporto finanziario elargito dall’amministrazione comunale di Calavino e, in misura diversa, le collaborazioni con il locale Circolo “Alcide De Gasperi” e con l’Associazione culturale “Retrospettive” di Lasino.
Nel libro c’è la storia di una valle, fino a mezzo secolo fa priva di una sua denominazione propria, che si distende come un tappeto ricamato di mille perle naturali modellate nei millenni dall’erosione glaciale, tra le quali sette bacini. Mai toponimo (Valle dei Laghi, appunto) fu più indovinato, e immediatamente il pensiero corre al compianto cav. Giuseppe Morelli che lo ideò. “Una valle che cambia di chilometro in chilometro come i colori dell’autunno e in cui tutto riesce meglio”, l’espressione del giornalista Diego Andreatta nei panni del moderatore alla presentazione di “questo libro da sfogliare e da osservare, prima ancora che da leggere”. E’ l’identità territoriale, in adesione al concetto di appartenenza comunitaria, ad aver sospinto l’autore a mettere nero su bianco il risultato dei suoi approfondimenti. Identità mai acquisita del tutto, “da costruire giorno dopo giorno, persona per persona”, ha puntualizzato chi la vorrebbe piatto forte della Comunità di Valle, il suo presidente Luca Sommadossi. Ancora, identità forgiata da radici comuni: ne sono testimonianza le antiche pievi per le quali, afferma Diego Andreatta, “dobbiamo ringraziare mons. Iginio Rogger che invitava a riscrivere la storia del Trentino dalla parte delle plebes (popoli), ossia dei territori pievani”. E riprendeva: “La pieve insegna a guardare non soltanto oltre il proprio campanile (premurandosi di non trascurarlo), ma anche al di là del proprio crinale, e in maniera equilibrata”. Pievi che per Papa Nicolò I Magno, in una sua lettera dell’860, svolsero la funzione di chiese battesimali. A dire che da una pieve si irradiava la cristianità tutt’attorno. E non esclusivamente la vita religiosa. E’ questo uno degli aspetti sviscerati in questa pubblicazione dedicata a don Felice Vogt, curato di Castel Madruzzo nella prima metà del Novecento e pietra miliare per la conoscenza storica della Valle dei Laghi perché, si legge nel prologo, “annoverato come antesignano di quel metodo di ricerca che porta a una prudente e saggia interpretazione dei fatti necessaria alla costruzione del nostro passato comunitario”.
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