Il grande respiro di Angela, la vista corta di Donald

La Merkel ha tenuto ad Harvard un discorso opposto alla posizione di Trump che mira alla chiusura e all’isolazionismo

“E’ nostro dovere abbattere i muri dell’ignoranza e del pensiero corto”. Con queste parole la cancelliera Angela Merkel si è rivolta agli studenti dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti, nel giorno della consegna delle lauree. Quasi in contemporanea il presidente Donald Trump presenziava alla cerimonia dei diplomi all’accademia aerea in Colorado, indicando come obiettivo “la ridefinizione delle modalità di guerra in un tempo critico nella storia dell’America”. Un modo opposto di concepire il ruolo che i leader dei grandi Paesi devono interpretare. La Merkel ha ricordato gli anni in cui, da cittadina della Germania dell’Est, ritornava dal lavoro verso casa passando davanti al muro di Berlino. Allorchè se ne allontanava aveva l’impressione di abbandonare le speranze di liberà. Il muro, in altre parole, limitava le sue opportunità e bloccava la voglia di parlare con il resto del mondo. Più in generale la cancelliera tedesca ha attaccato indirettamente, e senza mai nominarlo, i pilastri della politica trumpiana: protezionismo, guerre commerciali, la volontà di alzare ancora più alti i muri, non solo fisici ma dell’intolleranza. Per bloccare questo corso conflittuale è più che mai necessario puntare sul multilateralismo e non sull’agire unilaterale, adottare quindi un approccio globale e non nazionale ed infine aprire il proprio pensiero agli altri e non rimanere isolati.

Quasi poi a descrivere il carattere di Donald Trump, la Merkel ha aggiunto che non si deve mai agire sotto la spinta del primo impulso, ma è bene prendersi sempre un momento di pausa, di silenzio e di riflessione prima di decidere. Insomma tutto il contrario della politica condotta a base di tweet e di dichiarazioni estemporanee come predilige il presidente americano (e non solo). Insomma, un discorso di grande respiro che punta a contrastare la tendenza verso una sempre maggiore chiusura e isolazionismo dell’attuale amministrazione americana. Tendenza ribadita nelle stesse ore da Trump, che di fronte ai cadetti militari ha ribadito la sua intenzione di non sacrificare più gli interessi americani a nessuna potenza esterna, ma che ormai è tempo che gli Stati Uniti pensino innanzitutto ai propri interessi nazionali ribadendo quindi la politica di “America first”.

A sottolineare questa divergenza di fondo fra Merkel e Trump, vale la pena osservare come la cancelliera tedesca si sia ben guardata dall’organizzare anche un breve incontro con il presidente Usa nei giorni in cui ha calcato il suolo americano: anche se l’occasione era quella delle lauree ad Harvard è piuttosto singolare che l’ospite tedesca abbia evitato di vedersi con Trump e, viceversa, non vi è stato alcun invito da parte del presidente americano.

Anzi, la contemporaneità dei due discorsi in ambiti accademici diversi non ha fatto altro che ricordarci di essere in presenza di una grande sfida politica fra Europa ed Usa sul tema di fondo del futuro delle relazioni internazionali e su quello, strettamente collegato, dei valori da difendere. Va ricordato come, dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, il suo predecessore Barack Obama avesse deciso di fare un viaggio a Berlino per passare pubblicamente il testimone sulla difesa dei valori occidentali ad Angela Merkel, che fra i leader europei era quella che più di tutti aveva dato l’impressione di essere sulla stessa linea di pensiero di Obama. In effetti, Angela Merkel aveva auto il coraggio di aprire le porte della Germania ad oltre un milione di profughi dalla Siria (con gravi ripercussioni politiche interne) e qualche anno prima aveva sostenuto l’importanza vitale dell’integrazione europea, mantenendo la Grecia nell’Euro anche contro il parere del suo potente ministro delle finanze Wolfgang Schauble. Solidarietà e integrazione che dovrebbero essere valori fondanti dell’UE e del mondo intero, ma che oggi si scontrano con l’ondata del nazionalismo e della chiusura. Quando Angela Merkel lascerà la politica attiva, se mai ciò avverrà, vi saranno buoni motivi per rimpiangerla, malgrado alcune incertezze ed errori che certamente ha commesso nella difficile arte del governare.

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