Dal cielo al magma originario, montagne sacre, non gioco

Dall’antichità suggestioni al Filmfestival: Il saluto della Sat e del presidente dell’AVS: “valori che vanno difesi”

Lo spunto

Nell’antichità, fin dai tempi omerici la montagna simbolo dei miti e dei riti, la montagna sacra delle popolazioni locali e meta obbligata dei viaggiatori internazionali era l’Etna. Un monte imponente, di 3.300 metri, ma che si regge su precari equilibri, fra vita e morte. Aperta su orizzonti infiniti di cielo e di mare è al tempo stesso matrice del magma originario e ribolle in un fuoco di inferi eterni. La lava ne copre le pendici, ma da quel deserto nasce una terra fertile di campi e vigne. Montagna sacra per questo suo porsi come “unione – contraddizione” fra i cieli e gli abissi.

Ignazio Buttitta

Università di Palermo

Per gli antichi le montagne erano qualcosa di particolarmente grande, qualcosa di minaccioso, qualcosa dove anche nascondersi, proteggersi. Venivano vissute con sacralità perché considerate simbolo della condizione umana. I fulmini di Giove – scriveva Ovidio – colpiscono soprattutto le vette. Chi sta in alto.

Renzo Tosi

Università di Bologna

Cosa fare per impedire che oggi la montagna diventi la fiera del consumismo, la platea dei maleducati che non vogliono accettare limiti, natura, silenzi, sentieri? Resistere. Occorre resistere e rivendicare l’unicità delle esperienze in montagna.

Roberta Lott

Gestore Rifugio Rosetta alle Pale

Fra le tante proposte e suggestioni del Filmfestival quest’anno, ne vanno sottolineate almeno tre, perché contribuiscono a far crescere un’identità di natura e cultura in una città come Trento che della Montagna è una capitale (non solo per le Dolomiti, la Biblioteca alpina della Sat è fra le prime quattro in Europa con Torino, Londra e Monaco). Il primo spunto viene dalla consegna della “Genziana” a Cesare Maestri, il grande alpinista di casa, che compie 90 anni. Maestri non è solo il “ragno delle dolomiti” è anche un grande scrittore, un combattente tenace con se stesso (ha vinto un tumore) un uomo di grandi passioni e schiettezza. Chi s’è legato alla sua corda conosce la totale affidabilità che la sua presenza sapeva comunicare. Ma ciò che più ha colpito, nell’incontro con Cesare a Palazzo Roccabruna (guide alpine, alpinisti, semplici cittadini …) è stato l’affetto pieno che l’ha abbracciato, a conferma che la montagna o è amicizia o non è. Siamo tutti stanchi di un alpinismo rancoroso, misurato sull’ exploit di record e velocità. Ridateci una montagna che torni ai valori dell’uomo. Anche al silenzio.

Gli altri due spunti sono diversissimi, ma in un certo senso collegati. L’Accademia d’Impresa ha organizzato, con la consueta intelligente accuratezza, il tradizionale incontro riservato agli operatori della montagna, dedicato ai Sentieri, mentre la Sat, con l’Associazione Italiana di Cultura Classica e la tedesca Heidelberrger Akademie der Wissenschaften, ha proposto un convegno internazionale sulla Montagna nell’Antichità. Ciò ha significato ripercorrere idee, visioni, e sensazioni di montagna da Omero (l’Etna, Polifemo) a Senofonte (la marcia dei Diecimila attraverso le montagne di Armenia e Caucaso fin al mar Nero), da Erodoto a Polibio (la traversata delle Alpi di Annibale) con citazioni dotte, ma attualissime nella loro incisività. Come importante e attuale è stato il saluto che, con la presidente della Sat Anna Facchini, ha portato il presidente dell’Avs (Alpenverein Sudtirol), Georg Simeoni:

“Proprio in questi tempi – ha detto complimentandosi con gli organizzatori – è utile e necessario riflettere sul valore delle nostre montagne, quando per molti la montagna è soltanto un’attrezzatura sportiva da consumarsi in tempi possibilmente veloci, un posto di eventi rumorosi e pieni di gente, o addirittura soltanto un motivo di fotografia come da cartolina postale, o peggio ancora le strade di montagna una pista da corse per automobili o motociclette. Già nell’antichità le montagne erano sacre alla gente, luoghi di mito, di rispetto e paura, e anche oggi nelle culture indigene spesso le montagne sono luoghi sacri. Le montagne però erano anche popolate da cacciatori e contadini che trovavano in esse la base per la loro esistenza.

Pure per noi oggi la montagna dovrebbe essere luogo di pace, serenità e risorsa per la vita quotidiana. E basti pensare all’acqua – le Alpi, il castello delle acque, “das Wasserschloss“ d’Europa – indispensabili per la nostra vita giornaliera. Tutto l’insieme che forma la montagna, aria e natura, roccia e ghiacciaio, bosco e pascolo, fa parte della nostra vita. Sta a noi il dovere di tutelarla e proteggerla”.

Ma proteggerla significa anche far sì che chi la frequenta segua lo “stile” che la montagna nella sua lunga tradizione di civiltà richiede. Non distrugga i sentieri tagliandoli con scorciatoie o derapandoli con le bici, saluti chi incontra, rispetti, in rifugio, le regole e i limiti della convivenza. Sembrano cose ovvie, ma non lo sono più, e ben vengano allora gli Antichi a ricordare una montagna non solo mercato da saccheggiare, ma sacralità di una natura da amare.

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