Sì, l’Italia può “farcela”. Ma occorre una Pasqua anche politica
lo spunto
Queste ultime giornate sono state ricche di avvenimenti e notizie. Talvolta prevalgono quelle positive, altre volte quelle negative. Spesso sono notizie tragiche come la guerra in Libia o l’uccisione del maresciallo dei Carabinieri sul Gargano, altre si aprono a speranza. Merita ripercorrerle per capire in che paese veramente viviamo.
S’è iniziato, in verità, un po’ maluccio, con i dati ufficiali dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana e del reddito delle nostre famiglie. Quest’ultimo continua a calare: nell’ultimo trimestre del 2018 è sceso dello 0,5 per cento rispetto al terzo trimestre. A parità di consumi è calata (del 0,6 per cento) la propensione al risparmio, da sempre una forza degli italiani. La pressione fiscale è stata pari a ben il 48,8 per cento, in aumento dello 0,2 rispetto al quarto trimestre del 2017. L’Istat prevede un Pil nazionale nel 2019 in stallo. La stima degli occupati rispetto ad inizio 2018 è di un -0,1 per cento, pari a meno 14 mila unità, un dato che certamente non fa diminuire la nostra preoccupazione. Peraltro si sono mostrati anche due volti della nostra Italia assolutamente virtuosi e ritenuti tali da tutto il mondo. Il riferimento è al Vinitaly, con ben 4.600 aziende espositrici, un settore, quello del vino e dei distillati, che conta in Italia 310 mila aziende, 14 miliardi di euro di fatturato complessivo, 55 milioni di ettolitri di vino prodotti in Italia pari a circa il 20 per cento di quanto viene prodotto nel mondo, contro i 46,4 milioni dei cugini francesi. I maggiori clienti sono gli Usa, la Germania e il Regno Unito.
A pari livello s’è aperto il 58° Salone Internazionale del Mobile e del Design, ospitato alla Fiera di Milano a Rho. Qui il talento, la fantasia, la creatività, la manualità italiana toccano i vertici mondiali. Sono 18.600 le imprese italiane operanti nel settore del mobile, con 130 mila addetti e ben 23 miliardi di fatturato complessivo. Ma come non chiudere con lo sport? E qui le immagini e le notizie più emozionanti giungono dall’amatissimo ciclismo, dalle tremende, ma affascinanti colline delle Fiandre. Due giovani valorosi atleti ci regalano lacrime di vittoria. L’uno è Alberto Bettiol, di 25 anni, che fa sua una delle classiche del Nord dopo ben 267 chilometri sudatissimi e pregni di durissima battaglia sportiva, l’altra protagonista è Marta Bastianelli, 31 anni e già campionessa europea, le cui pedalate non conoscono paura, ma solo coraggio e determinazione, fino allo sprint finale con cui brucia letteralmente gli ultimi metri di gara. E’ un’immagine, quella di Alberto e Marta insieme sul podio, che ci fa per poco dimenticare ogni preoccupazione e apre in noi il fiore della fiducia e della speranza, un’immagine che mi ha fatto riflettere a lungo, e mi ha convinto che la nostra amata Italia può farcela.
Paolo Farinati
Certo che l’Italia può farcela. E deve farcela. Ma può farcela solo se torna a se stessa, ai ”fondamentali” dello sviluppo, che sono pochi e semplici. Sono. Lavoro: che vuol dire non avere paura di sporcarsi le mani usandole con intelligenza ed energia. Onestà: fare il proprio dovere senza portare i soldi nelle isole fiscali per poi piangere miseria a casa. Progettualità: avere una scommessa di futuro, una famiglia su cui sostenersi, una scuola di qualità, non una precarietà solitaria e litigiosa. Su questi “fondamentali” l’Italia è diventata il paese che ancora può offrire la maggior vivibilità al mondo, e su questi può rafforzarsi, rasserenarsi. Non occorre sempre crescere, ma non bisogna dissipare, come si sta facendo, ciò che le generazioni dei padri hanno costruito: risparmi, paesaggio, natura, arte … E poi?
Per “farcela”non bastano le buone volontà personali, occorre far emergere una buona volontà politica, sulla quale forse merita riflettere visto che siamo nella settimana pasquale. Per “farcela” occorre una “Pasqua politica”, che si accompagni a quella religiosa. Occorre dirlo chiaramente. Anche politicamente occorre morire per rinascere. Occorre morire alla demagogia (del reddito di cittadinanza, ad esempio, che accomuna bisognosi e furbi) per rinascere alla serietà del lavoro anche con remunerazioni più alte, come è in Svizzera, per i lavori cosiddetti “umili” che poi sono i più importanti, non sostituibili da robot e telecamere. Occorre morire al buonismo (“tutti bravi, tutti uguali …”) per rinascere al perdono dei fratelli, ché le contese più aspre sono proprio con chi è più vicino, parenti, condomini, “ex”. Occorre morire all’egoismo sciocco del “sovranismo” (lo sappiamo che senza l’ancoraggio europeo i risparmi saranno spazzati via da un’inflazione come quella scatenata dopo il Vietnam negli anni Settanta, per rientrare dai debiti di guerra, ed ora servirà a rientrare dalle spese delle troppe elargizioni. Certo che si ha paura di risparmiare). Lavoro, solidarietà, Europa, questi sono i “fondamentali” per “farcela”. Ma per farcela occorre davvero “fare Pasqua”: pulizie in casa, qualche scarto in discarica e vita nuova. Auguri.
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