Con il licenziato del Sait e con l’assunto di Risto3

Nei giorni in cui il nuovo governo di Giuseppe Conte, guardato alle spalle da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sperimenta l'effetto rodaggio (vedi pag. 39), s'accende di partecipazione democratica il movimento cooperativo trentino. A cercare la fiducia in questo caso sono i quattro volonterosi candidati alla presidenza della Federazione che “sgomitano” per conquistare i 480 voti dei delegati chiamati venerdì alle urne.

Si è soliti accompagnare la vivace vigilia elettorale ripescando le parole del padre fondatore don Lorenzo Guetti, qui sopra effigiato nel monumento scolpito dal grande Luciano Carnessali sulla tomba a Vigo Lomaso. Sono incredibilmente attuali i suoi discorsi di cent’anni fa sulla purezza dello spirito cooperativo, sul rischio speculazione, sulla responsabilità sociale dell’impresa, sull’autonomia del Trentino, sulla formazione del socio che non può essere “una banderuola”.

Richiami etici, anche di metodo prima ancora che di ideali, che sono già noti ai candidati Michele Odorizzi, Piergiorgio Sester, Marina Mattarei ed Ermanno Villotti. Per attualizzarli sui prossimi tre anni dovrebbero incrociarli prima con il punto di vista di altri due simbolici discepoli guettiani: in primo luogo, uno dei 60 addetti che sono stati licenziati dal Sait, al termine di un’angosciante vertenza sindacale che ha mostrato le rughe di certa cooperazione di consumo; in secondo luogo, uno dei 65 nuovi assunti della Risto3, la giovane corazzata della ristorazione cresciuta esponenzialmente oltre le 1200 unità, grazie ad una gestione femminile che valorizza anche tante presenze immigrate.

L’ascolto di questi due interlocutori, volti dolorosi e gioiosi della cooperazione del Terzo Millennio, dovrebbe ispirare idealità e concretezza nel successore del paziente traghettatore Mauro Fezzi. L’incontro fra questi due opposti ci aiuta a dire come primo compito della nuova presidenza sarà quello di rafforzare la convergenza fra ogni settore e tra i consorzi di secondo grado, individuando direzioni comuni. Una regia forse ancora più autorevole ed esigente, rigorosa nei meccanismi di vigilanza ed esigente anche nelle scelte davvero innovative. Non serve peraltro “un uomo solo al comando”, nemmeno in via Segantini. Come sanno tutti i 18 nuovi amministratori già espressi per il Cda e i 4 trasversali ancora da votare, dovrà essere richiesto un gioco di squadra in cui vengano meno certe divisorie fra settori e spesso anche “modelli” cooperativi.

Lo impongono inevitabilmente almeno tre elementi: la riforma dell’intero terzo settore, la prospettiva di un calo delle risorse che rappresenta l’onda lunga di una crisi peraltro assorbita meglio di altre realtà trentine; la rivoluzione degli interlocutori politici che a Palazzo Chigi si è realizzata nei mesi scorsi e che in piazza Dante avrà comunque qualche ripercussione nel voto del 21 ottobre. Sul fronte specifico e trasversale del credito, la rivoluzione è già arrivata con una riforma di portata storica e dagli effetti dirimenti. Augurando fin d’ora buon lavoro all’erede di don Lorenzo, gli raccomandiamo anche di saper insistere su piccole buone prassi come quella che proprio questa settimana ha visto introdurre nelle cooperative trentine un progetto preventivo di formazione e una campagna di sensibilizzazione sulle molestie sul lavoro. L’obiettivo è “favorire un clima aziendale diffuso di rispetto, dove le relazioni interpersonali siano basate su principi di eguaglianza e reciproca correttezza e condannare in modo chiaro ogni forma di molestie e violenza”.

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