Legge elettorale, dibattiti surreali

In questa fase politica in cui tutto diventa occasione di polemiche più o meno fondate si è incagliata anche la vicenda della revisione della legge elettorale, il cosiddetto Italicum. Un dibattito in cui i livelli di strumentalità e di manipolazione sono stati e continuano ad essere molto alti.

Partiamo pure dalla constatazione che quella legge non è stata un capolavoro di sapienza politica. Renzi si è fidato nell’impianto dei consigli dei teorici dei sistemi elettorali, che fanno un po’ di fatica a capire che ogni teoria deve poi misurarsi con la realtà, che è meno razionale di quel che si pensa. L’eterna ossessione del bipolarismo, una cosa che la scienza politica si porta dietro da quando negli anni ’50 il politologo francese Duverger lo definì un ottimo sistema politico perché funzionava bene in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ha spinto ad immaginare che la soluzione dell’instabilità italiana fosse spingere ad un duello fra due grandi raggruppamenti politici (centrosinistra e centrodestra) in modo che al vincitore fosse garantita con un premio in seggi la capacità di governare per l’intera legislatura.

Il sistema, che si riteneva funzionasse bene per come si era sperimentato con l’elezione diretta dei sindaci, ha mostrato la sua debolezza proprio su quel terreno, quando si è visto che nelle comunali a Torino e a Roma c’era stata una convergenza fra tutti i perdenti al primo turno per azzoppare il vincitore al secondo. La cosa è stata favorita dal fatto che lo sfidante al ballottaggio non faceva parte dei due grandi raggruppamenti della destra e della sinistra, ma di una formazione nuova, il che rendeva più facile appoggiarlo contro chi alla prima prova li aveva sconfitti.

A questo punto un po’ tutti si sono accorti che il sistema era rischioso perché metteva in gioco le consolidate distribuzioni del potere politico. Ci si aggiunga che la contingenza dell’avere la Corte Costituzionale accettato di pronunciarsi sul tema (il che avrebbe potuto essere non scontato su una legge non entrata in vigore) faceva circolare la presunzione che l’Italicum non sarebbe uscito indenne da quell’esame.

Però si è ben lontani dal trovare qualche accordo per una rapida sistemazione della legge. Non sarebbe certo difficile. Due anomalie come i capilista bloccati e la possibilità di candidature multiple potrebbero essere semplicemente cancellate. Il problema di come passare da confronti fra liste a confronti fra coalizioni senza che questo produca una frammentazione in tanti partitini (senza rischio perché poi si competerebbe coalizzati coi grandi, ma mantenendo le proprie insegne) e di come evitare che accadesse quel che successe sia col primo governo Berlusconi, sia coi due governi Prodi, cioè che un partito si sfilasse dalla coalizione senza pagare dazio, non sarebbe difficile da affrontare. Basterebbe stabilire che per apparentarsi al secondo turno i partiti devono avere raccolto una certa soglia di voti: anche solo uno sbarramento al 3% disincentiverebbe le scissioni organizzate per bande. Quanto poi ai tradimenti interni alle coalizioni si potrebbe prevedere che, essendo la coalizione titolare di un premio, ove questa venga meno cade il governo e si torna obbligatoriamente alle elezioni.

Più spinosa, ma non impossibile la questione di legare la conquista del premio al ballottaggio ad un quorum di partecipazione, considerando che se la metà degli elettori si astiene dall’andare alle urne quello è un vero e proprio voto negativo alla classe politica.

Al momento non sembra che ci sia alcuna volontà di arrivare ad una sistemazione della legge elettorale. L’utilizzo polemico della denuncia dei suoi limiti è un’ottima arma nelle mani di tutti quelli che vogliono far saltare Renzi i quali non hanno nessuna intenzione di rinunciarvi. Il premier dal canto suo non ha intenzione di farsi impallinare con una sua proposta che sarebbe accolta dal fuoco di sbarramento della santa alleanza dei suoi nemici.

Così siamo in una fase di stallo in cui quasi tutti pensano che sia un grande vantaggio rinviare la questione a referendum chiuso, senza capire che lasciare incancrenire un tema così delicato è una pessima strategia politica.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina