Il centrodestra alla prova

Le elezioni regionali diranno se Berlusconi può ancora giocare un ruolo o se verrà definitivamente archiviato

Più che per Renzi le prossime elezioni regionali sono una prova, forse finale, per il centrodestra nella sua attuale composizione. A parte la Lega di Salvini, che però è ormai destra e destra radicale a tutti gli effetti, nessuno degli altri partiti se la passa veramente bene.

I riflettori sono accesi, come è naturale, soprattutto su Berlusconi e sul suo partito in crisi profonda. Il connubio delle due posizioni è inevitabile, perché CDL o FI che dir si voglia sono sempre stati un partito identificato col suo leader e con l’ideologia che esprimeva. Il fatto è che entrambi sono oggi in crisi e dunque non si vede come si possa rilanciare quel partito pur in una eventuale nuova versione.

Berlusconi è un vecchio logorato dalle sue vicende giudiziarie e dal fallimento politico dei suoi governi. Non sappiamo se e quanto sia vero quel che si scrive circa una sua volontà di concentrarsi principalmente sugli affari di famiglia. Che quelli lo interessino è scontato, ma dubitiamo che possa accettare di farsi da parte con il marchio di colui che ha fallito la grande avventura della sua vita.

Si dice voglia fare “il padre nobile” di una nuova creatura politica. Il fatto è che non è in grado di farlo, perché ad essa non ha da lasciare in eredità la sua ideologia, quello che viene chiamato il berlusconismo. Si tratta di una miscela di componenti ormai scaduti: inutile il vecchio appello all’anticomunismo, non credibile qualsiasi promessa di arricchimento generalizzato, fuori tempo l’appello alla restaurazione di antichi valori (a parte ormai la scarsa credibilità di un appello del genere dall’ex cavaliere).

Non a caso Berlusconi ha dovuto ripiegare sull’importazione di un modello straniero scarsamente ambientabile alle nostre latitudini: il partito repubblicano statunitense. Per provarci almeno avrebbe bisogno di un team di intellettuali che non ha più, perché tali non sono né alcuni polemisti dei suoi giornali, né men che meno le amazzoni e i cavalieri della sua corte privata.

E’ vero che non ha grandi rivali. Gli scissionisti di FI non brillano certo per inventiva. Fitto è un professionista politico che ha capito per tempo che si andava a sbattere contro un muro; ha un radicamento territoriale non disprezzabile nel Meridione, ma doti di leader finora non ne ha messe in mostra. Anche in questo caso scopiazzare a parole i conservatori inglesi solo perché Cameron ha inaspettatamente vinto le elezioni (peraltro con un consenso intorno al 37% che è diventato una vittoria solo grazie ad un sistema elettorale molto particolare) non è una prova di grande creatività.

Alfano e i suoi che avevano cercato di anticipare la svolta moderata al centro non stanno incontrando un successo. Nonostante la collocazione governativa (cosa che fra i moderati qualche frutto dovrebbe darlo sempre) NCD-UDC rimane un piccolo partito con una percentuale che non gli consente alcun protagonismo. Per di più non riesce neppure a connotarsi bene sul piano ideologico e a livello regionale segue collocazioni ondivaghe, tipiche di un partito di cacicchi che non riescono ad andare oltre il radicamento clientelare.

Lasciando perdere i post-missini di Fratelli d’Italia, il vero competitore delle attuali formazioni di centrodestra è l’universo delle liste “civiche”. E’ vero che quel tipo di formazioni potrebbero avere difficoltà in elezioni nazionali, ma è altrettanto vero che esse riescono ad unire, solo che trovino qualche leader credibile e con una sua storia, i moderati e coloro che sono disgustati dalla politica dei professionisti di FI e NCD-UDC che non sanno andare oltre gli schemi della tattica parlamentare.

E’ per questo che le prossime elezioni regionali saranno un banco di prova per il futuro del centro destra. Innanzitutto si vedrà se e quanto FI riesce a tenere, soprattutto la Sud, ma anche in Veneto e Liguria. Se le sue percentuali crollassero suonerebbe il “si salvi chi può” nelle sue fila.

C’è al tempo stesso da vedere come andranno NCD-UDC, i fittiani in Puglia, e Tosi e la sua piccola scissione dalla Lega in Veneto. E’ dall’analisi complessiva di questi numeri che si capirà quanto tempo è necessario per la ricostituzione di un centrodestra che possa sfuggire all’abbraccio soffocante di Salvini. Ma soprattutto si capirà se Berlusconi può ancora giocare un ruolo più o meno significativo, oppure se verrà definitivamente archiviato.

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