Riflettori sul Pd: chi uscirà vincitore tra Renzi e i suoi oppositori interni?
Più si complica la situazione della politica italiana, più monta la ricerca della prova di forza. E’ un clima che, come succede non di rado, alla fine contagia tutti i partiti e tutte le fazioni in campo.
I riflettori sono principalmente puntati sul PD perché lì ci si chiede chi fra Matteo Renzi e i suoi oppositori interni uscirà vincitore dal braccio di ferro che stanno ingaggiando. La materia del contendere è più che modesta e riguarda solo i professionisti della politica. Infatti che le preferenze evitino un parlamento di “nominati” è una bella favola che può credere solo chi non sappia come avvengono sia le designazioni sia le raccolte delle preferenze. Che poi comunque senza quelle gli elettori non siano liberi di scegliere è un’autentica sciocchezza, perché la libertà di scelta è garantita dalla pluralità dei partiti e delle candidature in campo, e qui davvero non c’è scarsità di scelta.
La faccenda vera è se si possa o meno fermare l’avvento di un ricambio di classe dirigente che Renzi ha iniziato. Ovviamente coloro che contestano l’attuale segretario-premier si battono per impedirgli di fare l’asso pigliatutto: battaglia legittima, finché non trascende nell’ostinazione di mandare tutto al diavolo pur di cercare la salvezza per la propria posizione.
Quando questo articolo sarà letto, probabilmente si saprà già sino a che punto si è arrivati. Molti scommettono che si possa giungere ad una scissione, ma a noi sembra difficile: significherebbe andare ad elezioni anticipate con incognite che sono molto pesanti.
Certo non spaventano le opposizioni, attualmente in una fase di grave crisi. Berlusconi è l’ombra di sé stesso e il partito gli si sta squagliando fra le mani. Se le elezioni regionali non certificano almeno un contenimento della frana e se il suo concorrente interno Salvini non viene azzoppato nelle urne, difficilmente il centrodestra come l’abbiamo conosciuto potrà andare avanti.
Ne nascerà un nuovo tipo dalle attuali ceneri? Perché ciò avvenga in tempi ragionevoli bisogna che NCD , Fitto e Tosi, cioè quelli che sondano realmente la possibilità di trovare uno spazio per un centrodestra postberlusconiano e diverso dalla Lega, raccolgano alle regionali se non un successo, almeno non una debacle. Per il partito di Alfano-Casini i sondaggi non sono rosei, per gli altri due non si capisce bene cosa possa succedere.
Si può notare che alcuni dei vecchi “cespugli”, cioè dei partiti minori, sono sempre accreditati di percentuali ragionevoli nei sondaggi, ma non riescono ad avere una reale incidenza. Ci riferiamo a SEL sull’estrema sinistra ed a Fratelli d’Italia sull’estrema destra: il primo è ormai spiazzato da Grillo, il secondo da Salvini.
Dunque la grande incognita rimane ancora quella del M5S, che i sondaggi danno addirittura in leggera crescita. Certo i grillini hanno cambiato strategia: vanno in televisione, urlano un po’ meno, e soprattutto cercano di accreditarsi come vittime di un processo di esclusione, piuttosto che riconoscere che l’esclusione se la sono cercata loro con una politica inconcludente.
Una verifica di dove porti questo attuale marasma nel panorama dei partiti lo si avrà senz’altro nelle prese di posizione sull’Italicum, in particolare sul tema del premio di maggioranza da dare ad una coalizione, anziché ad una lista. La soluzione attuale del premio alla lista favorisce solo lo scontro finale al ballottaggio fra PD e M5S, a meno che una scissione nel primo abbia effetti più ampi di quel che si può ragionevolmente supporre. Ecco perché Brunetta sale sulle barricate e spera che il congiungersi dei voti di FI che vuole assolutamente il premio alla coalizione (ecco dove è saltato il patto del Nazareno!) con quelli della dissidenza PD faccia saltare il banco.
Andrà davvero così? Le previsioni sono ardue perché spingere il paese verso l’incognita di uno scioglimento anticipato della legislatura è una strategia ad altissimo rischio. In questo caso la prova elettorale si trasformerà per forza di cose in una esasperazione degli argomenti populisti e si metterà a serio rischio non solo quel po’ di ripresa economica che è possibile, ma la stessa posizione internazionale dell’Italia. Uno scenario che nessuna persona assennata può auspicare.
Lascia una recensione