Con il Mercoledì delle ceneri ha avuto inizio la Quaresima: 40 giorni di cammino penitenziale che preparano alla festa della resurrezione di Cristo, alla Pasqua (si veda il messaggio quaresimale del vescovo Luigi Bressan a pag. 13). Il simbolo della croce con cui i fedeli che si sono accostati alla ceneri sono stati segnati sul capo era accompagnato dalle parole: “Ricordati uomo che sei polvere e in polvere ritornerai”. E' l'orrore di questi tempi di guerra con le atrocità commesse dai vari contendenti a dare un senso pregnante a queste parole, di per sé scontate. E' un sentimento che accompagna oggi i popoli di tutta la terra per l'espandersi della guerra dello Stato islamico. La Chiesa con Papa Francesco non cessa di invitare a pregare per la pace, per le vittime, usando termini che danno il senso del raccapriccio anche nel cuore del Papa soprattutto dopo l'esecuzione sommaria di operai copti cristiani decapitati da miliziani dello Stato islamico. Le formule della guerra non cambiano. Le atrocità sono una conseguenza diretta, non l'unica se poi si considerano gli effetti devastanti connessi alla strategia dell'Is (vedi i fatti di Parigi, della Danimarca, l'aumento degli sbarchi per creare caos e le minacce all'Italia). E' il momento di assunzione di responsabilità, di unità, ma al contrario non si registrano che posizioni di rissosità fra le parti politiche chiamate in causa e la mancanza di un progetto antagonista europeo e dell'Onu, cui pur si sono rivolti Egitto ed Italia, sollecitando l'adozione di una risoluzione per un “intervento internazionale in Libia”. Nel frattempo continua a prevalere il dominio dei poteri forti che comandano il traffico delle armi e sostengono il dilagare dell'Isis. Non è da sottovalutare il messaggio minaccioso dei miliziani: “Oggi siamo a sud di Roma”. Le intimidazioni terroristiche si moltiplicano e sulle coste italiane è cresciuto l'approdo di profughi e il silenzio per i troppi morti in mare. Un quadro fosco per i cristiani perseguitati e decimati prima in Iraq e ora in Libia da dove gli italiani sono fuggiti, situazione che tuttavia non tappa la bocca, né intimidisce il vescovo cattolico di Tripoli, Giovanni Martinelli il quale ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di andarsene: “I miei fedeli sono qui, devo restare. Che mi taglino pure la testa. Mollare sarebbe un tradimento”. In Santa Marta Francesco ha voluto offrire la Messa per i 21 “fratelli” copti, “sgozzati per il solo motivo di essere cristiani” e che ha chiamato “martiri”, invitando a pregare per le loro famiglie e per il fratello Tawadros, patriarca della Chiesa Copta Ortodossa, che ha voluto raggiungere telefonicamente. La Congregazione per le Chiese Orientali si è unita al dolore del “popolo egiziano” pregando Maria Regina della pace perché, scrivono, “ottenga la conversione del cuore dei violenti, susciti sagge decisioni in seno alla Comunità delle Nazioni e doni ai popoli del Medio Oriente e dell'Ucraina la riconciliazione e il ritorno ad una serena convivenza e una pace duratura”. “Sgozzati per il solo motivo di essere cristiani (…) Il Signore come martiri li accolga”; agnelli condotti al macello, tutti rivestiti della tuta color arancione, il macabro abito che il mondo ha imparato a conoscere, purtroppo e controvoglia. C'è una assoluta sintonia fra le voci della Chiesa. Il vescovo copto cattolico di Giuzeh, Anba Antonius Aziz Mina, ha definito il video che ritrae l'esecuzione dei 21 lavoratori “un'agghiacciante messinscena cinematografica con l'intento di spargere terrore”. Eppure ha dichiarato a Radio Vaticana che in quel “prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario” si vede che alcuni dei martiri, nel momento della barbara esecuzione, ripetono 'Signore Gesù Cristo'”. Nella stessa Messa il Papa ha ancora aggiunto che “tutti siamo capaci di fare il bene, ma anche di distruggere quanto Dio ha fatto” “anche la fraternità” definendo la malvagità “un male che si annida nel cuore”. Francesco si è posto gli stessi inquietanti interrogativi della gente di strada: “Ma cosa succede nel cuore dell'uomo?” E ancora: “ma perché siamo così? Perché abbiamo questa possibilità di distruzione, questo è il problema”. Si è infine rivolto ai trafficanti di armi che ha chiamato “imprenditori di morte”, camuffati negli stessi Paesi belligeranti che proseguono nella loro attività per far continuare la guerra e la capacità di distruzione nel nome di un assurda “voglia di autonomia”,per “gelosia, invidia e cupidigia di potere”. Per il Papa la Quaresima deve essere un'occasione per scegliere con l'aiuto del Signore la strada evitando di lasciarsi ingannare dalle “seduzioni” e reagendo all'”indifferenza”.
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