Dal primo agosto per un'intera settimana sui sentieri del Trentino sarà possibile incontrare file di giovani scout, in cammino in alcune zone teatro di scontri terribili durante la Grande Guerra, per convergere poi al grande raduno nazionale di San Rossore con oltre 30 mila presenze.
La parola d'ordine per tutti i clan dell'Agesci è “coraggio”. Una scelta temeraria che esclude nelle intenzioni un ottimismo consolatorio o mitizzante e avvalora al contrario una scelta di vita con tutte le sue contraddizioni, ma con la prospettiva di un loro superamento.
Eccoli allora questi giovani inseguire lungo mulattiere e sentieri, attraverso boschi e pascoli, l'apertura verso “nuovi mondi” di speranza, mediante la ricerca e la scoperta di orizzonti naturali. Sono ambienti che contemplano la presenza e l'azione dell'uomo, produttivi, talora lacerati da un ossessivo sfruttamento o devastati da ferite non ancora del tutto rimarginate, provocate dalla guerra, ricomposte nel nome di una pace che in Europa si è assestata e stabilizzata, ma che ha ancora bisogno di crescere e imporsi anche altrove.
L'arrivo degli scout, come di tanti altri ragazzi e giovani che partecipano ai campeggi, deve far riflettere il mondo degli adulti in quanto realizzano di fatto ciò che ha scritto Philippe Ariès, storico della famiglia: “Un tempo il giovane cercava la compagnia dell'adulto o del maggiore di età, che fosse in grado di farlo sortire dal suo stato di adolescente, di portarlo per contagio nell'ambìto mondo degli adulti. Oggi tale promozione non è più ricercata, anzi è temuta, sono piuttosto gli adulti che imitano gli adolescenti”.
La società dei giorni nostri ama la giovinezza come mito, ma non ama i giovani. Quanto parlare si fa sulle riforme che faticano a venir avanti. Quante parole al vento sui temi del lavoro e della disoccupazione giovanile.
Gli scout, abituati all'uso della bussola, con la parola d'ordine “coraggio” si sono dati una dritta, sicuri di poter recuperare, rispetto alle generazioni precedenti, una prospettiva più ampia. Vogliono vivificare il sistema in cui è articolata la comunità dei cittadini, distinguendo le spinte innovatrici da quelle ribelliste e distruttive.
In quanto giovani possono contribuire a dare una spinta decisiva al cambio di passo richiesto in questa fase di stagnazione, nonostante la compattezza per una prospettiva di cambiamento data attraverso il voto dagli italiani, che sembra affievolirsi con il passare del tempo sotto la spinta dell'indifferenza e dell'insofferenza.
Cari scout, siate dunque i benvenuti in Trentino! Non c'è bisogno di raccomandazioni, se non alla prudenza per le insidie insite in un terreno alpino spesso accidentato.
La vostra scuola è ancora di quelle da far invidia, grazie alla costanza degli educatori e alla resistenza dei principi ispiratori del vostro movimento, divenuti valori basilari un po' per tutti: libertà, uguaglianza e solidarietà, espressi anche nella partecipazione attiva durante il cammino e soprattutto al momento di allestire il campo.
Questi ideali possono trovare posto nei vostri capienti zaini, mentre solitamente oggi li vediamo ristagnare come espressioni retoriche; non per colpa vostra, ma di un Paese ingessato e di un'antipoltica dilagante.
La sobrietà è la regola quotidiana della vostra associazione: uno stile di vita che generalmente fatica ad essere recuperato per il prevalere dell'interesse individuale, ma che è auspicato da molti come risposta alla crisi perdurante in controtendenza rispetto al benessere sfrenato del passato.
Vi muoverete spesso nel silenzio, ma è importante che facciate sentire la vostra voce perché la montagna è conquista e i sentieri, quando s'inerpicano, chiedono davvero coraggio. Ciò consentirà di conoscere meglio il vostro capitale sociale e relazionale, quello che vi unisce ai vostri coetanei, pure loro alla ricerca magari attraverso strade più comode.
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