Cavareno, Malosco, Romeno, Ronzone e Sarnonico verso la fusione. Si voterà domenica 14 dicembre
La Giunta provinciale ha dato parere favorevole alla fusione dei comuni di Cavareno, Malosco, Romeno, Ronzone e Sarnonico. Il Comune unico si chiamerà Alta Anaunia. Adesso la parola passa ai cittadini, che si esprimeranno tramite referendum, domenica 14 dicembre. Il quorum non sarà più calcolato sul 50% più uno degli aventi diritto, ma in base alla percentuale dei votanti dell’ultima votazione, che si aggira sull’81%; perché il referendum sia valido, basterà quindi che si rechi alle urne il 41% più 1 degli aventi diritto. Nel caso di vittoria di “sì”, le attuali amministrazioni rimarranno in carica nel 2015; per il Comune unico si voterà a maggio 2016.
“L’idea è nata cinque anni fa, dall’esperienza positiva della gestione degli impianti sciistici consorziata, che ha dato vita all’Altipiani Val di Non SPA”, spiega il sindaco di Sarnonico, Sandro Abram. “Le frammentazioni portano solo a un grande dispendio di energie, denaro, a decisioni con tempi molto lunghi su sociale, urbanistica e opere pubbliche. All’inizio eravamo partiti in nove, ci dispiace molto che sia rimasto fuori Fondo. La fusione non porta solo un risparmio economico, ma una regolamentazione omogenea e a una migliore offerta di servizi, con la polarizzazione degli eventi che abituerà i cittadini a spostarsi da un comune all’altro”. Gli uffici troveranno posto nel nuovo edificio di Cavareno che sarà adeguato con una spesa minima di 70 mila euro. Ai Comuni resteranno l’ufficio dell’anagrafe e le pubbliche relazioni. La Provincia erogherà per la fusione un contributo di 270 mila euro all’anno per 20 anni.
“Nel 2014 non è possibile mantenere in piedi comuni con 400 o 1000 abitanti, perché le risorse sono troppo ridotte”, ci spiega il sindaco di Ronzone, Stefano Endrizzi che ricorda come dalle attuali cinque amministrazioni con 75 consiglieri, in futuro, con un unico Comune, si passerà a 18. “Abbiamo già associazioni di volontariato sovracomunali”, continua Endrizzi. “In edilizia e in agricoltura si potranno fare dei regolamenti omogenei per i cinque paesi, perché adesso ognuno ha il suo e chi deve progettare si deve districare in una giungla di ordinamenti. Abbiamo già ottimi esempi di fusioni in altri campi: turismo, agricoltura, caseifici, Casse Rurali e altri. E funzionano tutti bene”.
Il percorso di unione dei Comuni era iniziato quattro anni fa e dal primo luglio è partita la gestione unificata della segreteria, della ragioneria e dell’ufficio tecnico. Il sindaco di Malosco Adriano Marini è in sintonia con i colleghi: “Il trend attuale è quello della fusione per ottimizzare i servizi e le risorse”, dice il primo cittadino. “Mi dispiace per Fondo, comune con il quale condividiamo molti servizi”.
Anche il sindaco di Cavareno, Gilberto Zani, vede di buon occhio le fusioni: “La gestione dei piccoli Comuni diventa sempre più difficile”, commenta. “In Trentino ci sono 217 Comuni, di cui molti con meno di 1.000 abitanti, nel vicino Alto Adige sono ben 100 in meno. Le nuove generazioni ormai non vanno più a scuola nel proprio paese e sono abituate a convivere con le realtà limitrofe. Quindi anche la pianificazione e la politica deve esulare dal singolo Comune. Per superare le difficoltà attuali è necessario unirsi e creare realtà più grandi. I Comuni che sono rimasti fuori, pur facendo parte dell’Alta Valle, possono sempre saltare sul carro in corsa”.
Lorenzo Widmann, sindaco del Comune di Romeno spiega come sia diventata una necessità rendere le amministrazioni più efficaci per dare più servizi alla popolazione spendendo meno. “Lavorare assieme dà la possibilità al personale di specializzarsi in un settore e non dover fare i salti mortali per seguire tutte le richieste del singolo Comune”, dice Widmann. “Si deve pianificare a livello di Alta Anaunia, perché è un territorio omogeneo, storicamente legato, con le stesse esigenze. Abbiamo fatto di tutto per coinvolgere i comuni limitrofi, abbiamo inserito nello statuto la clausola che possono inserirsi anche in futuro”.
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