Da padre Fabio Volani, giuseppino del Murialdo oggi in Romania, qualche osservazione sulla passione educativa che nasce dalla sua esperienza di vita vissuta
Scrivo queste mie riflessioni all’indomani della giornata di preghiera per le vocazioni, alla vigilia della visita del Papa in Romania (fra il 31 maggio e il 2 giugno, a Bucarest e poi a Iasi, Blaj e al Santuario mariano di Sumuleu Ciuc, ndr), e vicino alla soglia dei settant’anni.
Avevo undici anni, in classe quinta elementare, chierichetto, aspirante dell’Azione Cattolica, quando, complice una mia cugina, tuttora vivente ed allora perpetua di un parroco, mi capitò di incontrarmi, sorprendentemente, con un padre giuseppino del Murialdo, un giovane prete ricercatore vocazionale come si usava allora. Non so perché alla proposta di fare un’esperienza nel loro seminario minore diedi immediatamente la mia disponibilità. Non tutto andò liscio. Il mio cappellano, i miei genitori, il mio padrino di cresima insistettero perché facessi la scelta del seminario minore diocesano di Trento. Da buon trentino, con santa caparbietà, dissi a tutti che sarei entrato nel seminario dei padri giuseppini del Murialdo. E così fu.
Trascorsero anni sereni, di impegno, di studio e, con sorpresa, venni a conoscere e sperimentai un carisma nuovo che un po’ alla volta mi avvinceva, mi prendeva e mi dava forza, grinta, entusiasmo nel continuare per la strada intrapresa: l’amore misericordioso, infinito, personale, attuale di un Dio che è padre e sempre padre, la passione educativa murialdina per i giovani poveri, la chiamata ad esser amico, fratello e padre per tutti. Non toccavo con mano l’Invisibile, ma credo e ne sono convinto che l’Invisibile era entrato nella mia vita e mi guidava. Negli anni di formazione ho sempre sentito l’affetto di tante persone e la loro discrezione nell’accompagnarmi. Ricordo con stupore mia madre quando in una pausa del duro lavoro dei campi a mezzadria, mi disse. “Fabio, sappi che se vuoi continuare per la strada del sacerdozio e della vita consacrata, noi tutti di famiglia siamo contenti, ma che se non te la senti di continuare, siamo contenti lo stesso!”. Sorprendente sapienza di una madre, semplice, credente e tenace! E così arrivai al traguardo del sacerdozio sempre sperimentando la tenerezza di Dio, di tante, innumerevoli persone e vivendo tutto il tempo possibile con i ragazzi, i giovani, trasmettendo la mia gioia di vivere, ma anche tanti grandi ideali assaporati nel periodo del Sessantotto che ho vissuto in prima persona. I fratelli Kennedy, Martin Luther King, Raoul Follerau, Madre Teresa di Calcutta, la continua riscoperta del grande santo sociale torinese Leonardo Murialdo sono stati i punti di riferimento, gli ideali che mi hanno provvidenzialmente guidato. Un inciso. La chiamata alla vita consacrata e sacerdotale giuseppina non è stata un fulmine a ciel sereno, tanto meno il desiderio di vestire una talare, paramenti sacri, incensare… o di trovarmi in uno stato sociale sicuro e, allora, apprezzato, ma – ecco di nuovo la sorpresa di Dio – il desiderio profondo di aiutare, fare del bene, di donarmi agli altri, magari come missionario!
E così con gli studi di teologia ed in seguito con in tasca una laurea in lettere moderne alla Statale di Padova mi sono ritrovato artigiano di Dio in mezzo a ragazzi delle medie, giovani del liceo come insegnante, animatore e formatore per ben diciotto anni. Una svolta. Nel 1996 i miei superiori mi chiamano al delicato ministero di formatore dei futuri giuseppini come maestro dei novizi. Forse per ingenuità, non valutai l’impegno e la responsabilità e diedi di nuovo la mia disponibilità. Nel 2002 un’altra richiesta: formatore dei giovani studenti e novizi giuseppini in Romania dove mi trovo ancor oggi.
Un bilancio dopo quarantuno anni di sacerdozio: mi sento pienamente realizzato, anche e non solo dal punto di vista umano, le varie esperienze mi hanno ampliato il bagaglio di conoscenze, le relazioni con le persone , con i giovani in particolare, italiani e romeni, sono diventate fraterne, paterne ed amicali e… lo spirito è rimasto sempre giovane. Oggi. A Roman, moldavia romena, una delle regioni più povere della Romania, vivo una bella esperienza con dei giovani romeni in discernimento vocazionale, con un giovane confratello romeno diacono e prossimo al sacerdozio, insieme impegnati nell’animazione di un oratorio, di un centro educativo, nell’animazione giovanile e vocazionale del territorio, in un centro di Ascolto, nel numeroso gruppo di scout Murialdo e… prossimamente in una casa famiglia per giovani senza famiglia.
Il nostro e mio futuro: “Seminare a larghe mani opere nuove, secondo i segni dei tempi e le necessità dei giovani” (San Leonardo Murialdo). Gli slogan, ma non proprio slogan, che mi hanno sostenuto e mi incoraggiano: costruire la civiltà dell’amore; aprire, spalancare le porte del nostro cuore a Cristo, il solo che sa rispondere alle nostre domande; Cristus Vivit, Gesù è vivo, è con noi e con Lui faremo cose grandi. Grazie alla Provvidenza ho avuto il coraggio di rischiare, non sono stato con le reti in mano ed ho assaporato una grande gioia.
Padre Fabio Volani
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