E oggi? Che cosa è successo di così cosmico da provocare la bancarotta di ciò che di più umano ed eterno sembrava determinare la nostra dinamica interiore e cioè il desiderio?
“Han rubato stanotte alle 3 il Duomo di Milano”. No, non propriamente il Duomo. Ma sono stati rubati all'umanità tutti i Desideri. Non si trovano più. Svalutati in tutte le Borse. Premiati, un tempo, eccezionalmente, perfino dal Dio dei Giudei nella persona di David, perché era uomo di desideri. Onorati per millenni da un loro nemico giurato, il Buddismo, che voleva ucciderli; ragionati, al tempo glorioso della filosofia greca, sul come esorcizzarli; oggetto ancora per millenni di un'accanita predicazione che vedeva in loro la sorgente di tutti i peccati; accuratamente studiati e curati dalla psicanalisi come fonte di psicosi, improvvisamente si son dati o son stati obbligati alla latitanza. Per i titolari di desideri è come abbracciare un partner che diventa fantasma, inseguire un ladro che legge una rivista su una panchina, sentir dichiarare inesistenti batteri e virus di qualche temuta malattia, veder svanire un pranzo per sottrazione di tovaglia. Eppure tutto funzionava così bene nel buon mondo borghese. Un'immagine, subito un desiderio, quindi un impegno e una lotta, di seguito ansie e delusioni, ma poi la realizzazione, il trionfo, la soddisfazione. E la vita: da uno sport, un titolo di studio, una posizione, un amore, un figlio, una carriera, un potere, un valore.
E oggi? Che cosa è successo di così cosmico da provocare la bancarotta di ciò che di più umano ed eterno sembrava determinare la nostra dinamica interiore e cioè il desiderio? Che fine ha fatto questa capacità di canalizzare tutte le nostre energie verso un oggetto considerato centrale per noi, duraturo anche nel tempo e così potente da farci rinunciare ad altri preziosi obiettivi? Chi è il killer che ha sterminato i desideri fino a toglier loro perfino il tempo per nascere, per esser concepiti, per accorgerci che ci sono?
Avevamo, dal semplice antico contadino al più smaliziato psicanalista, la cartina tornasole,la bussola, il navigatore che ci conduceva per mano lungo i meandri del nostro mondo interiore, misterioso ma capace di comunicare il massimo di verità specialmente con i sogni, coltivati fin dalle antichità, sintomi, lapsus, sbadataggini, dimenticanze, motti di spirito, coazioni a ripetere. Erano messaggi significativi del nostro inconscio, erano capaci di rivelarci il nostro desiderio più profondo e duraturo, vero “motore della nostra vita” (così intitola G. Cucci un suo articolo sulla Civiltà Cattolica, 2010, quaderno 3834, pp.568-578), capace di metter ordine nella nostra vita. E anche di incontrare l'efficace pedagogia dei limiti.
Insomma qual è l'organismo, come risulta composto questo attuale plotone di esecuzione che, peggio degli sgherri di Erode, passa a fil di spada ogni desiderio al suo primo vagire? Questo complesso familiare, in odore di 'ndrangheta, che lascia vivere solo ciò che gli è consono e funzionale? Capitalismo di ogni genere e livello! Chi, se non tu, hai inventato la macchina dei desideri immediatamente appagati, la macchina del godimento? Di fronte a lei il “Tutto subito” del Maggio francese appare un ingenuo e goffo precursore. Desideri negati. La macchina del godimento immediato dei desideri sostituisce la macchina della rimozione.
Fuori moda aspettare, due mesi prima, i regali del Gesù Bambino o la bicicletta a fine anno scolastico.
Rispunta, straziante, il ricordo di quel paziente che disperato si presenta al medico, da cui la domanda: “Qual è il suo male? Che sintomi accusa?” Nel singhiozzo la risposta: “Dottore, non ho più sintomi. Sono un uomo finito?” Così oggi, ma senza tale consapevolezza, l'adolescente, con la sua lampada di Aladino elettronica che lo dispensa dai desideri, anticipandoli e falsificandoli con la creazione dei bisogni e la promessa dell'adempimento. L'adulto senza i grandi ideali di ieri, “depoliticizzato, desacralizzato, dominato dall'onnipotenza del mercato, sull'iperattività pervasiva dell'individualismo edonistico, sull'accelerazione e volatilizzazione del tempo nell'estasi del nuovo”, l'anziano ammanettato al telecomando o staffato dalla leva della sempre galoppante slot machine.
Il nostro tempo è un tempo in cui tutto si consuma e consumandosi si distrugge. L'antica povera rimozione è diventata un lusso strutturalmente fallimentare. Quel che viene rimosso tende a ritornare. Meglio seppellirlo sotto le macerie di presunti bisogni subito accontentati dalla produzione. Conta solo il sapere come classificazione, come catalogazione anonima.
L'uomo senza desideri, non solo perché non li riconosce più ma proprio perchè non ci sono. Restano spenti sul nascere. Ricordate Petrolini vestito da Nerone con i clientes che gli schiamazzano sotto e lo accusano di ave riincendiato Roma. Il loro reciproco ingannarsi diventa sempre più travolgente e veloce. “Roma risorgerà più bella che pria”. Applausi! “Più bella che pria” “che pria” “pria” “Grazie”.
Non siamo ancora entrati nel postmoderno ma solamente nell'ipermoderno, nell'eccesso del moderno. Capitalismo, grazie!
Figura Paterna: veniamo a te! Perché sei evaporata? L'evaporazione del Padre è una diserzione degna di esser pagata sul campo: senza l'ombrello protettivo del Padre l'insicurezza dell'esistenza, l' essere senza più schermi difensivi. L'epoca ipermoderna, cioè questa nostra, “non è allora solo l'epoca alleggerita dai pesi ingombranti degli ideali ma è anche l'ora della vita alla deriva, caotica, spaesata, priva di punti di riferimento, destabilizzata, smarrita, vulnerabile, che si rifugia in identificazioni solide o che si dissipa in legami liquidi con l'oggetto del suo godimento”. Affoghiamo in una sovrabbondanza di possibilità, novelli asini di Buridano moriamo di fame per indecisione o come capitalisti delle merendine (continuando a saccheggiare l'Introduzione di Massimo Recalacati al suo “L'uomo senza inconscio”, Cortina Ed.). “Il consumo tossicomanico di sostanze, l'ipnosi narcisistica dell'anoressica, la spinta al divoramento compulsivo della bulimica, lo spaesamento del soggetto panicato, il ritiro libidico del depresso, la solitudine apatica dell'obeso, la lesione silenziosa di certi fenomeni psicosomatici, l'identificazione desoggettivata e conformistica ai sembianti sociali dominanti, la fatica crescente di esistere, di dare un senso alla propria presenza nel mondo, la fuga nella normalità come maschera di un falso adattamento definiscono il campo variegato della clinica contemporanea dove non è più il soggetto dell'inconscio ad essere il protagonista ma un uomo che appare, appunto, come sganciato, disabbonato, direbbe Lacan, separato drasticamente dal proprio inconscio”. Desiderio non è fare ciò che si vuole. Non è liberazione del capriccio ma è fare secondo la propria vocazione. Un continuo incontro con l'impossibile. Segnare il campo. C'è un solo peccato: cedere sul proprio desiderio quando esso è vero e corrisponde a vocazione. Psicanalisi e fede trovano un punto di alleanza a servizio della persona e della società.
La seduta è sospesa. I due indagati, Capitalismo e Figura paterna, in contumacia, come tutti gli altri previsti incriminabili, si dichiarano innocenti. La Corte si ritira perplessa.
I nostri desideri? La Pubblicità venga a riprendersi i suoi bisogni indotti e le sue millantate soddisfazioni. Gli strumentalizzatori della missione politica contribuiscano alla pulizia urbana riportandosi a casa i palloncini delle paure gonfiate. Confortiamo l'Edipo del passato ignaro assassino di padre e incestuoso di madre, congediamo il presente Narciso in dissolvenza con la sua immagine. Invitiamo Telemaco capace di desideri e di riconvocare il padre.
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