Brennero, la paura austriaca

Una coraggiosa documentazione sull’atteggiamento nei confronti degli arrivi dei profughi. Il regista: “I confini possono essere nelle nostre teste”

Nel 2016 il governo austriaco annunciò di voler realizzare una barriera al passo del Brennero per fermare il flusso dei migranti che risaliva l’Italia per dirigersi a nord. Grazie al finanziamento di 6 miliardi di euro dell’Unione europea alla Turchia perché bloccasse e si tenesse i profughi, una vergogna, la rotta balcanica era ormai chiusa (ora si è riaperta) e Vienna temeva che questi disperati, cambiando percorso, invadessero il Paese. In realtà, non ci fu nessuna escalation e i reticolati rimasero nei container. L’unico risultato fu l’innalzamento della tensione diplomatica tra Italia e Austria.

Prende spunto da questa situazione, paradigmatica di una buona fetta d’Europa ormai mossa da istinti sovranisti e xenofobi, il regista austriaco Nikolaus Geyrhalter per realizzare “Il confine recintato” (Die bauliche Massnahme), documentario di un‘ora e 42 minuti premiato all’ultimo festival di Graz e in concorso, in anteprima nazionale, al Trieste Film Festival, svoltosi nel capoluogo giuliano dal 18 al 25 gennaio scorsi, ampia rassegna del più recente cinema dell’Europa centro orientale, Balcani compresi, di assoluto valore e attualità. Un doc che ci si augura possa trovare una distribuzione nazionale che per ora non pare in vista.

“Questo non è un film sui migranti – afferma il regista – E’ un film su come noi austriaci affrontiamo la questione dei migranti. Siamo spaventati. Pensiamo di dover proteggere noi stessi. Costruiamo recinti. E’ stato un modo per osservare da vicino le persone che si vogliono chiudere dentro, non quelle che vogliono entrare nel Paese”.

Si potrebbe aggiungere: come tanti altri popoli, compresa una buona fetta di quello italiano. Ciò che emerge dalle numerose interviste proposte dal doc – perlopiù a tirolesi ma c’è anche la coppia che gestisce il rifugio sulla cresta di confine in val di Vizze – si tratti del lattaio come dell’idraulico, del poliziotto o del cacciatore, è la ricchezza delle riflessioni, l’articolazione dei ragionamenti, in massima parte aperti verso il migrante, pur con gradazioni diverse e parecchi distinguo. Una ricchezza e uno spaccato d’umanità che, forse, ben rappresentano una popolazione di confine, forte delle proprie tradizioni ma a contatto e immersa, per geografia e storia, nel passaggio di genti le più diverse, con il loro vissuto, la loro cultura. “Per me i confini sono qualcosa di anacronistico. Sono destinati ad essere smantellati – sottolinea Geyrhalter – Ma questo non vuol dire che in futuro non ci saranno più conflitti. Dobbiamo accettare questa sfida e, proprio da questo punto di vista, i confini sono affascinanti perché sono innaturali e, nonostante questo, possono essere dentro le nostre teste”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina