C’è una parte spaventata, dentro di noi, che grida a sé o agli altri: “Te la sei cercata”
Sono uscita di giorno per acquisti in periferia dove abito e viaggiavano oggetti e parole contundenti. E mi sento dire: "Te la sei cercata!".
Era di sera, finivo il turno di lavoro e l'ho scampata bella. E mi arriva: "Te la sei cercata."
Avevamo fissato luogo e ora per incontrarci ed ero uscita da sola per questo. Ferite lacero contuse. E sento l'eco del: "Te la sei cercata".
Rientravo da uno spettacolo e non era orario per i mezzi pubblici. Derubata e malmenata e sibila il: "Te la sei cercata".
Mio padre aveva avuto un malore e cercavo di raggiungerlo. Il malore è arrivato da me perché “me la son cercata”.
La cena era stata ottima in meravigliosa compagnia. Dopo no. Avrei dovuto rinunciare per non udire la sentenza: "Te la sei cercata".
Era da anni che non ci vedevamo ed abbiamo colto la felice occasione. Il rientro ha raccolto il fatale: "Te la sei cercata".
Ho sentito un incidente sotto casa. Sono scesa come infermiera. Non avrei dovuto cercarmela.
Ero in pensiero perché mio figlio non era ancora rientrato. E me la son trovata.
Festeggiavano qualcosa per me, era bello, è venuto tardi. Non festeggiare! Così non ti diremo: "Te la sci cercata".
Vorrei che il mondo fosse migliore e allora ti dico "Te la sei cercata".
Ci son troppi problemi e troppo complicati nella società e nella psiche umana e allora dico a chiunque "Sei tu che te la sei cercata".
Mi sento in colpa perché non ho saputo trasmettere valori e consegnare un mondo migliore e allora mi compenso dicendo: "Te la sei cercata".
Ne ho combinate anch'io nella vita e allora mi raddrizzo e dico a te: "Te la sei cercata".
Mi trovo iscritto, contro voglia, al Club del declino, composto da quanti sentono venir meno pulsioni, motivazioni e passioni e quando la va male a quelli che ancora possono avere e togliersi un capriccio, dico con soddisfazione che “se la son cercata” e così imparano.
A me tocca lavorare e quelli si divertono e allora al primo che mi capita a tiro dico: "Te la meriti e te la sei cercata".
Il mio facsimile di partito politico cerca di recuperare voti grattando su questo fondo e allora lo aiuto a dire: "Te la sei cercata".
E' vero, non doveva appartarsi in quell'ambiente, a quell'ora, con quello sconosciuto e scatta in me un legittimo : "Te la sei cercata".
Ma sento che manca qualcosa.
E' vera la gravissima sventatezza di rischiare l'autocontrollo causa alcol o altro, la fa colpevole in causa e le dico convinto: "Te la sei cercata".
Però qualcosa non va. Che abbia ricevuto troppo poco da questa società, che abbia sofferto troppe dolorose privazioni oppure patito danni da pericolosi privilegi?
Dedichiamo con amorevolezza questo noto, ma sempre bello, racconto conclusivo, a quella parte spaventata, dentro di noi, che grida a sé o agli altri: "Te la sei cercata".
Un anziano Apache stava insegnando la vita ai nipotini e diceva: "Dentro di me infuria una lotta, è una lotta terribile tra due lupi. Un lupo rappresenta la paura, la rabbia, l'invidia, il dolore, il rimorso, l'avidità, l'arroganza, l'autocommiserazione, il senso di colpa, il rancore, il senso di inferiorità, il mentire, la vanagloria, la rivalità, il senso di superiorità e l'egoismo. L'altro lupo rappresenta la gioia, la pace, l'amore, la speranza, il condividere, la serenità, l'umiltà, la gentilezza, l'amicizia, la compassione, la generosità, la sincerità e la fiducia. La stessa lotta si sta svolgendo dentro di voi e anche dentro ogni altra persona". I nipoti rifletterono su queste parole per un po' e poi uno chiese: "Quale dei due vincerà?". L'anziano rispose semplicemente: "Quello che nutri in te".
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