Giona diventa ira e la impone a Dio come dovere e sinonimo. E' l'antidio, l'antiMosè, il divisore, il distruttivo
Giona è piccolo profeta, frutto della fantasia del narratore biblico, immagine simbolica della gelosia di Israele. Riceve il compito di annunciare agli abitanti di Ninive (sulle rive del fiume Tigri di fronte all’attuale tragica Mosul), la nemica del popolo eletto, la distruzione della città se non si convertono dai loro vizi e imperialismo. Giona sarebbe felice si realizzasse tale castigo, ma fa di tutto per svicolare perché sa che il Signore è misericordioso e finisce sempre per intenerirsi e perdonare. E capita proprio così anche questa volta. Il re di Ninive (nella leggenda) prescrive la penitenza e la città è risparmiata. Non c'è più ira in Dio, ma essa regna sovrana nel cuore di Giona che rivolge la sua missione, presunta profetica, imponendo a Dio di mantenere la collera e attuare il castigo liberandosi da sterili pietismi. Che me ne faccio di un Dio buonista? Perdoni le nostre colpe ma non quelle dei nostri nemici!
Si può usurpare a Dio la sua ira e farla diventare il proprio Dio? Diventare il pedagogo di Dio perché non mantiene l'ira?
Mosè invece aveva avuto buon cuore e commerciava beneficamente con il Signore. Contrattazione salvifica e solidale. Come Abramo (Genesi 18,32) supplica di non distruggere Sodoma se vi fossero anche solo 10 giusti, così Mosé (Esodo 32-33) si offre come ostaggio per i popolo adultero che si è costruito il vitello d'oro: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio così che il giusto sia trattato come l'empio? Lungi da te! Forse il Giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?"
Giona non sa rubare il fuoco a bene dell'umanità come Prometeo. Non sa rubare il Paradiso come il buon ladrone ma ruba l'ira che è solo di Dio il quale la usa unicamente come medicina. Giona diventa ira e la impone a Dio come dovere e sinonimo. E' l'antidio, l'antiMosè, il divisore, il distruttivo.
"Quando la Bibbia parla dell'ira di Dio fa riferimento all'azione di Dio nel passato, presente o futuro e non invece ad una particolarità immutabile ed eterna di Dio. "Dunque scoppiò l'ira di Dio" significa nell'Antico Testamento che Dio ha risposto ad una azione umana. Quasi 400 volte si parla dell'ira di Dio in vista della misericordia. Non si tratta di un Dio perennemente imbronciato, sanguinario e crudele. E' ira giusta che promuove la vita di Israele ed elimina le resistenze dannose. Non è mai la sua ultima parola. Essa è chiamata a lasciar posto definitivamente alla misericordia" (Enrique Sanz Gimenez-Rico SJ)
Ed infatti decide: "Non vado io ad avere compassione di Ninive, la grande città, nella quale ci sono più di centoventimila persone che ancora non distinguono fra bene e male e una grande quantità di animali?" (Gn 4,11). Racconto aperto, domanda senza risposta rivolta ai lettori. Come quella del Padre misericordioso: "Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,32). Non si sa cosa deciderà il figlio maggiore, l'irriducibile come Giona.
Conclude Gimenez-Rico la sua rilettura del libro di Giona alla quale ci siamo riferiti finora: "Desideri tu, lettore o lettrice del libro, essere come Giona, colui che assomiglia al Faraone d'Egitto? Desideri essere come Giona, colui che usurpa a Dio la sua ira e si appropria di essa? O desideri in cambio, ascoltare un Dio al quale appartiene l'ira e la misericordia, e che ti invita a intercedere davanti a lui affinché cessi la sua ira e si riveli il "clemente e compassionevole, paziente, pieno di amore e fedele"? (Es 34,6).
Oggi, impadronendosi con gli occhi delle macerie insanguinate di Mosul, il Giona, sempre presente tra noi, gode sadicamente e, con tre millenni di ritardo, trionfa.
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