Risorgeremo!

Entreremo, in contemporaneità con Dio, nella sua atemporaneità. Saliremo sulla nave della sua immortalità senza tempo

"Me infelice, chi mi libererà da questo corpo di morte?". "Cupio dissolvi et esse cum Christo". Paolo ha diritto di dirlo dopo il suo lungo buon combattimento e il fiatone della corsa, dopo anni, ferite e stanchezza.

Anche noi possiamo dire al nostro frate asino: "Grazie corpo che da tanti anni ti sobbarchi fatiche, dolori, privazioni, malattie, separazioni. La parte più animale di te verrà congedata perché non più necessaria. Riposerà nel nulla eterno. Non più digestioni laboriose, sfaticate fuori orario, insonnie, malanni, brutte figure, freddo o sudori, solitudini o resse, ansie e rabbie, rincorse e anticamere, invalidità e vecchiaie, disoccupazione e debiti. Liberi tutti!".

Risorgeremo! Potrebbe una mamma che ha messo al mondo un bimbo rassegnarsi a perderlo entro i tempi della di lui adolescenza? Potrebbe altrettanto il Divino Materno rassegnarsi a perderci dopo questa breve vita? Israele ha impiegato millenni prima di credere alla resurrezione dei morti e ci è arrivato qualche secolo prima di Cristo per merito delle sofferenze individuali e nazionali. Ringraziamo in particolare Antioco Epifane, erede di Alessandro Magno, il Macedone, che li ha istruiti a puntino.

Risorgerà di te, corpo, la essenza più nobile, sarai "corpo spirituale", dice Paolo, leggero come la luce, veloce come lei, capace di rendere inutile ogni ragionamento deduttivo per merito di una intuizione totale. "Lo vedremo come Egli è". E ci vedremo, con entusiasmo, tra noi, tutti interi nella verità così come saremo, e ognuno vedrà se stesso pienamente, come sarà. Intuizione empatica, benevola, in piena comprensione dell'altro, in uno scambio di sentimenti mai raggiunto in terra. La forza di gravità non avrà presa, nessuna pesantezza. Meglio degli astronauti. Compenetrabili come Gesù, che entra nel Cenacolo a porte chiuse. E quale miglior abbraccio quanto quello della compenetrazione? Senza bisogno di parola, con il semplice sguardo dialogheremo e ci capiremo nel profondo delle nostre personalità. In ogni più piccola vibrazione. Ed il semplice sguardo sarà già risposta esaustiva per l'altro. Nella tua luce vedremo la luce. Corpo glorioso come quello del Risorto che sta alla destra del Padre. Il nostro piccolo io sarà contento di restare piccola creatura e di non gonfiarsi ed invece di perdersi nel Suo grande Io.

Vista, udito, gusto, olfatto e tatto nelle loro gioie e potenzialità saranno superati mille e mille volte. Piccole, povere intensità di questa vita appariranno miseri anticipi della nuova Vita. Le incerte e tremolanti estasi di oggi saranno trasfigurate nell'immensa estasi nel Tutto di Amore. In rigoroso ordine alfabetico: estasi affettive, architettoniche, belliche, culturali, familiari, gastronomiche (chissà come?), musicali, panoramiche, pittoriche, religiose, sessuali, scientifiche, sportive. Tutto ciò che quaggiù avremo vissuto con tenerezza, commozione, dedizione non andrà perduto ma sarà ritrovato approfondito e impreziosito nel rapporto in Cielo con i nostri cari, in una comprensione reciproca immensamente arricchita. Anche il non detto di quaggiù, il non avvertito e non corrisposto verrà accolto e assolto reciprocamente. A questo punto vengo interrotto da una telefonata indignata di un lettore: "Come sai queste cose? Chi te le ha dette? Come fai a dirle? Nella Bibbia non ci sono ed i teologi ne parlano con molta prudenza". Risposta: "Si. E' vero, hai ragione. Ma tutto questo lo trovo in quella piccola frase di Giovanni: Lo vedremo così come Egli è. Quindi vedremo tutto quel che Egli vede e vive. Ci conforta Paolo nel capo 15, dal versetto 35 della sua prima lettera alla comunità di Corinto: "Ma qualcuno dirà 'Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?' Stolto, ciò che tu semini non prende vita se prima non muore, e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere: Dio gli darà un corpo come vuole, a ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne, altra è la carne di un uomo e altra quella di un animale, altra quella di un uccello e altra quella di un pesce. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri; altro è lo splendore dei corpi celesti e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro quello della luna, altro quello delle stelle: ogni astro differisce dall'altro nello splendore. Così anche la resurrezione dei morti: si semina nella corruzione, si risorge nell'incorruttibilità, si semina nello squallore, si risorge nello splendore, si semina nell'infermità, si risorge nella potenza".

Progetto del Padre: la trasformazione "del nostro misero corpo per uniformarlo al corpo glorioso del Signore” (Fil 3,21). La fragile carne si farà corpo! Entreremo, in contemporaneità con Dio, nella sua atemporaneità. Saliremo sulla nave della sua immortalità senza tempo, del suo istante eterno. Sulla nave della sua felicità tenera verso di noi, imperturbabile verso di sé. "Quando Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28), cioè "nel giorno del Signore". "Ci ha risuscitati e insediati nella sommità dei cieli in Cristo" (Ef 2,4-9). Sarà dolce e sproporzionatamente preferibile naufragare nel Suo mare!

La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, "il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha d sottomettere a sé tutte le cose" (Fil 3,20).

La nostra vita è come un campo mobile in cammino verso casa. Un ritorno a casa che percepirò in un commosso "Ben tornato!" immerso in un abbraccio immenso e profondo, più fedele del tempo.

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