I “mureti” della Val di Cembra

Inverno 1985. I campi terrazzati sotto l’abitato di Faver. Foto © Gianni Zotta
Nel mese di ottobre del 2014 la Comunità di Valle della Val di Cembra stanziò 50mila euro che sarebbero dovuti servire quale incentivo per i proprietari di campi abbandonati. Chi avesse messo mano al recupero degli appezzamenti invasi dalle piante infestanti o alla ricostruzione dei muri a secco crollati, avrebbe ottenuto dalla Comunità un incentivo di 2.500-3.000 euro. Quella somma stanziata fu “bruciata” in un attimo anche perché avrebbe potuto soddisfare le richieste di appena venti contadini. Molti richiedenti restarono… a secco, come i muri dei campi.

Tuttavia, l’iniziativa servì almeno a porre il problema di un recupero del paesaggio così com’era stato sottolineato nel 2013 ad Albiano nel corso di un “convegno europeo sul paesaggio terrazzato”.

I terrazzamenti sostenuti da secolari muri a secco hanno consentito alla Val di Cembra di entrare a pieno diritto nei “Paesaggi rurali storici d’Italia”. Come un dipinto in bianco e nero, la fotografia (1985) esalta il panneggio dei campi che, come un mantello punteggiato dalla neve, disegnano le vallette sotto Faver.

Intanto, i vecchi se ne vanno e con loro i saperi e le conoscenze anche per la manutenzione o la ricostruzione dei muri a secco. Tant’è che se ne è fatta carico persino l’Accademia della Montagna del Trentino (sorta nel 2009) che ha organizzato un corso introduttivo teorico-pratico per la costruzione di muri a secco.

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