Quel 6 maggio 1976, un esodo biblico

Alle 21.06 del 6 maggio 1976 un terremoto colpì il Friuli. Foto © Gianni Zotta
Fu un esodo biblico, come quello che in questi mesi alimenta la cronaca dal sud del mondo e la cattiva coscienza dei paesi dell’Unione Europa. Allora, quarant’anni fa, la gente non fuggiva a causa della guerra ma per un terrificante terremoto che colpì l’Italia nord-orientale alle 21.06 del 6 maggio 1976.

L’epicentro, a nord di Udine, rase al suolo interi abitati, fra Gemona del Friuli e Osoppo. Il sisma interessò 77 comuni, alcuni dei quali in Slovenia; causò la morte di 989 persone, 45 mila sfollati e devastazione in tutta l’area. Altre onde sismiche scossero il Friuli e la Venezia Giulia l’11 settembre 1976 (8° grado Mercalli) e il 15 settembre 1976 (10° grado Mercalli).

La solidarietà nazionale e internazionale fu grande. Dal Trentino, per molti mesi, centinaia di volontari partivano il venerdì e tornavano la domenica notte. Si recavano nelle zone del terremoto per ricostruire le case distrutte. In prima fila gli alpini dell’ANA (soprattutto a Buja e Tarcento) e la Caritas diocesana. La diocesi di Trento “adottò” la comunità di Moggio Udinese. Fu una gara di altruismo che portò allo sviluppo della protezione civile nazionale.

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