Ascoltando le immagini

Un'idea semplice come andare a prendere un gelato al lago si trasforma in avventura e viaggio di formazione, gesto di sfida e ricerca di se stessi. Se a compierlo sono due ragazze che stanno attraversando l'adolescenza, è anche una prova di autonomia e indipendenza. Se a mettersi in strada sono Giorgia Pizzini e Giona Xheka Haxiraj, amiche quindicenni non vedenti che possono contare sul ticchettio del loro bastone e sul sostegno reciproco, la passeggiata assume tutto il sapore di un'impresa in cui la ricerca della via giusta passa inevitabilmente attraverso ripetuti tentativi, errori, sconforto. Le due coraggiose eroine, tuttavia, ridisegnano ogni volta la mappa mentale del percorso, cercando con pazienza e forza di volontà nuovi punti di riferimento. Ciò che conta infatti non è raggiungere la meta, ma andare oltre la paura di sbagliare, ripartire senza arrendersi, fidandosi l'una dell'altra. Scoprendo nuovi paesaggi interiori e conquistando maggiore consapevolezza di sé: "Possiamo andare ovunque".

È questo il messaggio de Il colore dell’erba, svelato dalle due adolescenti non solo a se stesse ma anche agli spettatori vedenti e non vedenti che nei giorni scorsi hanno partecipato alle proiezioni dell'intenso documentario di Juliane Biasi Hendel al cinema Astra di Trento, seconda tappa di un tour che lo porterà nelle sale di altre città italiane con la volontà di far conoscere anche nelle scuole "un film che si può vedere a occhi chiusi". Si tratta di un progetto sperimentale, un'esperienza sensoriale insolita, appositamente pensata e prodotta anche per non vedenti riducendo al minimo l'audio-descrizione e lasciando che siano i paesaggi sonori creati da Mirco Mencacci, unico sound designer cieco in Italia, già collaboratore di Marco Tullio Giordana, Ferzan Ozpetek e Michelangelo Antonioni, a suscitare immagini ed emozioni.

Girata tra la Vallagarina e Riva del Garda, la storia di Giorgia e Giona è quella di un'amicizia che cresce nel tempo unendo sonoro e visivo per far "sentire" a tutti che, seguendo l'esempio della lumaca, presenza ricorrente nel documentario, è importante continuare a muoversi nonostante l'insicurezza e il senso di disorientamento provato.

Tra le molte situazioni che le due protagoniste vivono nel quotidiano, alcune acquistano forte valenza simbolica come quando Giorgia è nell'orto di casa ma, non riuscendo più a orientarsi, chiede alla madre di darle indicazioni, e quando Giona cammina intorno ad un'aiuola cercando di ritrovare la direzione persa. Le due amiche si confrontano comunicando in modo spontaneo e schietto e condividono momenti belli e difficili portando avanti il loro progetto con tenacia, ricordandoci che la paura di perdersi e la ricerca di un posto nel mondo riguardano tutti. E, nell'affrontare limiti e ostacoli, il cammino a volte si tinge di una pennellata sorprendente: il cielo colorato di verde, come l'erba sulla quale si stendono Giorgia e Giona, un abbraccio accogliente in cui c'è spazio per il profumo della terra e dei fiori, per la corteccia degli alberi che emana calore e il lombrico che si muove nella mano. Per esplorare e vedere il mondo ascoltandolo, lasciandosi guidare dal suono che sprigiona e dalla fiducia nelle proprie capacità.

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