Non voglio far teologia dicendo che in Coppa Paradiso alla finale tra “Misericordia” e “Perdono” la prima vince per 2 a 0. Si tratta, come direbbe papa Francesco, di un mio problema psichiatrico. E tento di spiegarmi.
Dicono che se andasse perduto il testo del Vangelo di Luca e si salvasse solo la parabola del Padre misericordioso che accoglie il figlio dissoluto basterebbe questa a salvare tutto il messaggio di Luca. Ebbene in questo racconto non appare mai il verbo perdonare. Il Padre divide le sostanze, vede da lontano, si commuove, corre incontro, getta le braccia al collo, bacia e grida ai servi: “Presto…, facciamo festa”.
E non solo. Perché quando il dissipatore recita il suo gramo atto di pentimento il Padre neppure lo ascolta, anzi lo interrompe con quel “Presto… bisogna far festa”!
Ci deve essere qualcosa nel Signore che lo fa del tutto connaturale al “misericordiare” e lo distrae dall'occuparsi e pronunciare di “perdonare”.
E ancora Luca al capitolo 19, Gesù alza lo sguardo e dice “Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. E quello scende subito. Ma nessuno parla di perdono.
Come mai il perdono sembra il parente povero della misericordia?
Come mai il Signore è ricco in misericordia e non trova sempre il tempo per esplicitare il perdono?
Che per Lui sia troppo poco il perdono? che provi un qualche disagio, intravveda una ambiguità nel perdono?
Con l'adultera: “Nessun peccatore ti ha condannata? Neppure io, l'Innocente, ti condanno".
Mi rifugio nel “Devoto-Oli. Dizionario della lingua italiana", voce "Perdonare".
Perdonare: “considerare con indulgenza, umana comprensione o generosità d’animo un’azione ingiusta o malvagia commessa da altri a nostro danno, rinunciando alla vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa”. Forse la risposta è proprio qui. Te lo immagini il Padre, come rivelato da Gesù, con il problema di rinunciare alla vendetta, punizione o altra rivalsa? Non gli passa neppure per la testa. Non sarebbe più Lui. Questa è roba nostra. Sarebbe quasi offenderlo dire che perdona alla maniera nostra superando istinti di pareggio oculistico o dentistico.
Quando David deve difendersi in battaglia dal suo figlio ribelle Assalonne grida follemente alle truppe “Risparmiate il mio figlio Assalonne”. E quando questi rimane ucciso, David invece di pensare alla propria vita, finalmente salva, continua a gemere “Assalonne, figlio mio”, scandalizzando i suoi. Così il Padre, nella sua eternità, non ha saputo spendere un minuto per pensare al proprio danno. Quante mamme e quanti papà sono analogamente incapaci di sentire la propria offesa, di accorgersi del proprio danno e sentono solo la preoccupazione per il figlio che si rovina!
Ecco invece la voce Misericordia.
Misericordia: “nobile sentimento di compassione attiva verso l'infelicità altrui, di solito promosso da una virtuosa inclinazione alla pietà o al perdono”. Il Misericordioso ha già perdonato ancor prima di perdonare. Ecco perché il Padre di Gesù gioca in trasferta sul campo del perdono e fa vincere sempre la Misericordia.
E' Natale! Bravo teologo perdonami questi paradossi!
Buon parroco assolvimi!
Gesù mia Misericordia! Abbracciami!
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