Il sorriso sui social, un’ondata di commozione

La foto postata nel profilo social di Vatican News alle 9.55 del 21 aprile 2025

Anche stavolta ci ha preso tutti in contropiede. Durante la permanenza al Gemelli, le redazioni erano pronte, allertate. Stavolta, no. La sua presenza in piazza San Pietro nel giorno di Pasqua, quel suo affacciarsi alla Loggia per la benedizione Urbi et Orbi, aveva dato l’idea di una ripresa lenta, ma costante. Si era limitato ad un semplice e faticoso “Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!”, un augurio che testimoniava la determinazione di Francesco di voler esserci.

Come per la sua visita a Lampedusa, nel luglio 2013, prima uscita ufficiale dal Vaticano che sembra simbolicamente unirsi con la sua ultima uscita dalle mura leonine, giovedì scorso, per recarsi al carcere di Rebibbia per la lavanda dei piedi a dodici carcerati: migranti e carcerati, l’attenzione agli ultimi che spesso metteva in imbarazzo i grandi mezzi di comunicazione globale che preferivano, in questi casi, tenere basso il profilo delle notizie. Così come per i richiami alla pace e al disarmo, appelli che spesso finivano nel taglio basso delle impaginazioni interne.

Domenica scorsa, giorno di Pasqua, con le redazioni a forze ridotte perché il Lunedì dell’Angelo i giornali non sono in edicola, le immagini di piazza San Pietro avevano riempito in pochi minuti smartphone e giornali online. I profili social della Santa Sede hanno pubblicato anche una serie di video in cui si vede Francesco a bordo dell’automobile (con una attenzione particolare a non indugiare sul volto) e poi l’arrivo sulla Loggia per impartire la benedizione. Non solo ai fedeli presenti, ma “anche a quelli che ricevono la benedizione e l’indulgenza plenaria a mezzo della radio, della televisione e delle altre tecnologie di comunicazione.”
Del resto, Francesco aveva ben compreso il ruolo di questi nuovi strumenti di comunicazione. Per due volte aveva accettato di intervenire in “presa diretta” nella trasmissione di Fabio Fazio; per la prima volta un Pontefice aveva fatto fermare l’automobile per rilasciare un’intervista ad un giornalista che era fermo sul bordo della piazza e non pensava certo ad una simile eventualità; ogni giorno pubblicava un post sul profilo “Pontifex” che, nelle diverse lingue, conta un centinaio di milioni di follower in tutto il mondo.

Gli ultimi due, anche in considerazione della sua morte, appaiono oggi ancor più significativi. Il primo – sabato – è un forte richiamo alla pace, tema che ha dominato i suoi discorsi negli ultimi mesi (“Vorrei che tornassimo a sperare che la #pace è possibile! Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la #Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero”), il secondo è di domenica, con l’annuncio della Pasqua: “Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita”.

L’annuncio della morte di papa Bergoglio è stato dato lunedì dal cardinale Kevin Farrell alle 9.47 nella cappella di Casa Santa Marta.

Le agenzie di stampa hanno rilanciato la notizia alle 9.57. Alle 9.55, il profilo social “Vatican News” presenta una grande foto di Francesco sorridente e la scritta. “È tra le braccia del Padre. 21 aprile 2025”, un post che viene rilanciato in pochi minuti da tutti gli altri social. Al punto che non sono pochi i commenti del tipo: “Non scherzate. Nessuna radio o tv ha dato la notizia”. Ma si sa, il web corre più veloce di ogni altro mezzo. Su Rai1, la notizia viene data alle 9.59 e stravolge il palinsesto tipicamente festivo, pigro e leggero. Il lunedì dell’Angelo diventa il giorno della morte di papa Francesco e i giornali online, usando materiale in parte già pronto (i famosi “coccodrilli”) sono in grado di offrire edizioni speciali nel giro di poco più di un’ora. Un’ondata di commozione che sui social sembra marginalizzare (per ora) i commenti fuori luogo. E in segno di lutto vengono fermate – senza alcuna rimostranza – anche le partite del campionato di calcio, la prova più evidente di quanto questa notizia abbia colpito proprio tutti, non solo i credenti. Perché Francesco non era il Papa delle élite (che spesso non lo amavano, ma si limitavano a “sopportarlo: lo accoglievano al G7 sull’intelligenza artificiale, ma si guardavano bene dal dargli retta), ma era il Papa della gente comune, degli ultimi, di chi non ha voce per farsi sentire. (75.)

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