Di persona. Ecco il segreto di Natale.

I lettura: Michea 5,1-4°;

II lettura: Ebrei 1,5-10;

Vangelo: Luca 1,39-45

La fede non è un sonnifero o un tranquillante. È un potente energetico che mette in movimento.

Maria, la giovane donna di Nazaret che va a trovare una sua anziana parente per starle vicina, ne è la prova. Cammina verso i monti della Giudea, probabilmente in compagnia con altri viandanti, portando nel suo grembo il Signore dell'universo; ma non è un personaggio di spicco, nessuno s'accorge di lei nella carovana.

Maria! ma perché non pensi un po' a te stessa? perché non assicuri a quel bimbo che porti in grembo una gestazione tranquilla e serena, invece di correre ad aiutare tua cugina Elisabetta? sai bene che lì, quei mesi che ci resterai, dovrai darti le mani d'attorno e faticare! se volevi farle un regalo, beh! potevi mandarle un pacco: un po' di pannolini, delle fasce come si usava allora (visto che Elisabetta pure aspettava un bimbo). Chi te l’ha fatto fare di andarci tu stessa, di persona?

Di persona: ecco un segreto del Natale! Lei l’ha imparato da quel Dio che le aveva chiesto di dargli carne e volto d’uomo e – siccome aveva acconsentito – ora se lo porta in grembo. Anche lui avrebbe potuto fare per noi molte cose standosene dov’era, mandarci un presente dal cielo, impacchettato tipo “regalo di Natale”. No, non gli bastava. Saranno pure un po' misteriose le espressioni della seconda lettura, ma su questo sfondo diventano più chiare. È il Figlio di Dio a parlare e dice all'Eterno, suo Padre: "Non hai voluto né sacrifici né offerte" (i regali a Dio si chiamavano così: sacrifici e offerte). Allora: eccomi, io stesso vengo… per fare la tua volontà". Maria ha già imparato quella lezione: anziché mandare un dono a Elisabetta, ci va di persona. E dal momento che nel suo grembo c'è Dio, grazie a lei è Dio stesso che entra in quella casa. Per cos’altro sarà che, al vederla, quell’anziana donna esulta – piena di Spirito Santo – e perfino il bambino che porta in grembo sussulta di gioia? Non è Maria a provocare tutto ciò, è Dio: Maria, piccola viandante sconosciuta, è colei che lo porta ovunque vada. Vi è un regalo più prezioso di questo?

È inevitabile pensare a regali in questi giorni. Per chi se li può permettere, con un’attenzione particolare a non eccedere in spese (dati i tempi di crisi); con amara nostalgia, invece, per chi non se li può più permettere. Eppure, ciononostante, vi è un regalo che tutti potremmo fare, ed è il più bello, il più prezioso di tutti. Perché non portiamo Gesù? Non è forse lui il primo dono in assoluto, l’immancabile regalo d’ogni Natale? Qualcuno potrà ribattere che questo è il solito ingenuo linguaggio di preti e suore, ma che non ha alcun riscontro con la realtà… “Sua madre – si dirà – poteva portarlo perché ce l’aveva nel grembo, ma noi… chi siamo per presumere di portare Gesù Cristo?”. Sarà lui stesso un giorno a rispondere a questa provocazione; ascoltando le sue parole incantevoli e convincenti, una donna tutta presa dall’entusiasmo gli griderà: “Beata tua madre ad avere un figlio come te!”. E lui: “Beati piuttosto quelli che ascoltano la Parola di Dio e decidono di metterla in pratica! Chi fa la volontà di Dio è per me fratello, sorella, e madre…”. E qual è la conclusione? Portare lui, là dove ognuno vive, passa, o lavora ogni giorno, non è solo competenza o privilegio di Maria: ora tutti coloro che ascoltano e “incarnano” il vangelo lo possono fare. Non per niente uno tra i più belli (e antichi) sinonimi della parola “cristiani” è propria questo: “teòfori”, cioè portatori di Dio. Non si va ripetendo (troppo spesso) che questo nostro mondo è senza Dio? Le prove, i sintomi non mancano, si dirà. Ma come potrebbe entrare Dio in questa società, senza correre il rischio di vedersi sbattere le porte in faccia appena si presenta? Infatti, è risaputo: in certe scuole materne si festeggia Natale ma Dio non può entrarci; negozi e supermercati si addobbano di luci e di richiami natalizi, ma per Dio non c’è posto; e probabilmente nemmeno in quegli ambienti pubblici dove ci si intestardisce a voler appendere crocifissi alle pareti: i crocifissi, di legno o di plastica, non disturbano, Dio invece, sì… come disturba la luce allorché si sta tanto comodi al buio. Insomma, come potrà arrivare Dio in questa società, in questa cultura, in questo mondo dei nostri giorni? Nello stesso modo in cui è arrivato in casa di Elisabetta: allora ha potuto farlo grazie a Maria che gli aveva detto “Eccomi, mi metto a tua disposizione!”. Oggi, anziché Maria, trova noi, raccolti ogni sette giorni per l’Eucaristia domenicale. Oggi tocca a noi accogliere la sua Parola e dire “Eccomi!”. In tal caso, Dio entra nella nostra vita e ovunque andiamo noi portiamo Dio. Oh, non occorre affatto dirlo a quanti incontriamo: ci prenderebbero per ingenui… Nemmeno Maria l’ha detto ad Elisabetta, ma Elisabetta ha esultato di gioia eccezionale e inspiegabile al solo vederla. Quale opportunità eccezionale abbiamo noi cristiani in questo mondo che si crede senza Dio! E quale responsabilità, di conseguenza! Sì, noi possiamo portare Dio: e non solo a Natale, ovviamente. Pertanto, si pensi pure a doni e regali in questi giorni, ma senza scordare la solidarietà. E, soprattutto, alla luce di quel segreto di cui si diceva: di persona. È lui, Gesù, il dono più prezioso che potremo portare. Diversamente, qualsiasi altro regalo non sarebbe che un dispendio inutile. Quindi buon Natale, portatori di Dio!

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