Speciale Papa Francesco: L’arcivescovo Lauro Tisi, “Restiamo con Francesco”

La conferenza stampa dell’arcivescovo Lauro al “Vigilianum” lunedì 21 aprile alle 13

Papa Francesco ha rappresentato un esempio per tutta la comunità cristiana anche durante la sua malattia. “Non l’ha mai nascosta, ma l’ha affrontata con grande forza d’animo. E ha sempre messo al primo posto gli altri, non se stesso”, osserva l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, commosso nel ricordare Bergoglio: fu proprio lui, nel 2016, a nominarlo vescovo di Trento. Le immagini del Papa che, a inizio aprile, si fa strada tra la folla in occasione del Giubileo dei malati rimarranno nella storia. “Francesco si è sentito malato tra i malati. Con naturalezza e senza tanti fronzoli ha mostrato la sua fragilità. Anche quella fisica, resa evidente dal fatto che nell’ultimo periodo si muoveva sempre in carrozzina”.

Un’altra immagine che non sbiadirà facilmente è quella di Bergoglio che entra nel carcere di Regina Coeli il giorno del Giovedì Santo. “Quest’anno non mi è possibile condurre la lavanda dei piedi, ma posso e voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie”, ha detto ai detenuti Bergoglio. “Mi commuove pensare che abbia voluto essere lì. Quello è stato il suo testamento”, sottolinea don Lauro. “Tra i grandi lasciti di papa Francesco – aggiunge l’Arcivescovo – c’è l’attenzione ai poveri. Per me la sua vita è un faro di luce. In questi anni ho provato a rilanciare il suo messaggio: una Chiesa senza i poveri non è più una Chiesa. E un vescovo che trascura i poveri non è più un vescovo del Vangelo. Tra le tante lezioni, quella dei poveri è la più alta”. E poi c’è un’altra lezione, consegnata in un’ora drammatica della storia, segnata dai conflitti che l’arcivescovo Tisi ha ricordato anche nel pontificale pasquale: il mondo è in fiamme, dall’Ucraina al Myanmar, da Gaza al Sudan, e nessuno si salverà con le armi e con l’idea che l’altro sia un nemico. “Se non torniamo a percepirci come fratelli e sorelle, a interagire, a dialogare e ad incontrarci, è la fine”, afferma monsignor Tisi. “È spaventoso il fatto che il linguaggio bellico venga utilizzato continuamente in maniera simbolica. Nell’omelia che ho fatto stamattina nel mio paese, quando ancora non sapevo della morte del Papa, ho detto che se c’è una follia è pensare che con le armi produci la pace. Nessuna guerra ha mai prodotto pace. E quello che papa Francesco ha detto ieri, nel messaggio letto per la benedizione ‘Urbi et Orbi’, contiene un passaggio straordinario: le nazioni non si difendono con le armi. Io dico che i popoli non si salveranno con le armi, ma quando le armi si fermeranno”.

Don Lauro ricorda anche l’impegno di Bergoglio nella lotta alla “piaga degli abusi sui minori”. “Mentre vi racconto tutte queste cose – spiega ai cronisti arrivati al Polo culturale diocesano ‘Vigilianum’ di Trento per la conferenza stampa convocata a poche ore dalla diffusione della notizia della morte di Bergoglio – sento dentro di me una grande commozione, una grande nostalgia, perché non potremo più sentire la voce di papa Francesco. Ma sono sicuro che quanto ha seminato ha segnato talmente tanto la Chiesa che non potremo fare a meno di ripartire da lì. Le personalità non si replicano, ma non si potrà prescindere da quanto ci ha insegnato papa Francesco. La speranza è che si prosegua nel solco che ha tracciato”.
Quello che monsignor Lauro Tisi consegna ai giornalisti è anche il ricordo personale di un Papa che è stato vicino anche ai vescovi, che ha esortato “ad essere umani, a non essere distaccati e a non essere persone del potere”. “Sento il privilegio di essere stato nominato vescovo da papa Francesco. Mi rende felice. L’ho pensato ripetutamente in questi anni, e ancora di più in queste ore. Sono contento che un Papa simile mi abbia nominato vescovo”.

Don Lauro racconta di condividere quest’impressione con il vescovo di Perugia-Città della Pieve, don Ivan Maffeis, anche lui giudicariese. “Ho appena sentito don Ivan, che era venuto a trovare i familiari in Trentino in occasione della Pasqua, e che quando ha ricevuto la notizia è rientrato a Perugia. Abbiamo parlato della bellezza e della forza di questo Papa”.

L’Arcivescovo di Trento ha incontrato per l’ultima volta Francesco nel dicembre 2024, quando si è recato nella Città del Vaticano insieme alla delegazione che ha consegnato l’albero di Natale donato dalla Valle di Ledro per piazza San Pietro. “Ma l’incontro più intenso che ho avuto con lui – confida don Lauro – è stato quello in occasione della visita ‘ad limina’, a febbraio dell’anno scorso. In quelle tre ore di colloquio con i miei confratelli del Triveneto abbiamo avuto un dialogo molto fraterno. Gli ho chiesto diverse cose e ci siamo confrontati. Ricordo che mi ha detto di andare avanti, di non avere paura e di proseguire. Mi ha anche detto che sapeva che avevo poche vocazioni, che pregava per me e per le vocazioni in Trentino. Tutte le volte che l’ho incontrato dopo tre secondi mi sembrava di parlare con una persona amica, non con un’autorità”.

L’ultimo legame tracciato dal Trentino con papa Francesco, però, è stata la Croce Giubilare realizzata dagli studenti delle classi seconde del Centro di formazione professionale Enaip di Tesero, che sono andati a Roma per consegnarla al cardinale Pietro Parolin a inizio aprile, quando era in corso anche il pellegrinaggio giubilare della Diocesi di Trento. “Gli studenti hanno spiegato a Parolin che questa croce non è compatta, ma ha dei buchi, perché le ferite possano diventare feritoie di vita e di cambiamento. Nello stesso modo mi auguro che la morte di papa Francesco possa essere una ferita che diventi feritoia e che crei cambiamento”.

L’Arcivescovo di Trento ha espresso il desiderio che la comunità trentina preghi “per e con” papa Francesco, ricordando la Messa che celebrerà nel Duomo di Trento mercoledì 23 aprile alle 19. “Direi alla comunità cristiana di pregare perché ci aiuti ad essere una Chiesa del Vangelo, una Chiesa povera con i poveri. Su questo terreno è interessante l’affetto che papa Francesco provava per Maria. Un affetto che ha fatto sì che chiedesse di essere sepolto a Santa Maria Maggiore. Pensando a don Tonino Bello, che la definisce ‘donna dell’ultima ora’, mi piace pensare che ad accompagnare papa Francesco dal Padre è stata proprio Maria, la ‘donna dell’ultima ora’”. Che ha scelto di portarlo con sé proprio il giorno dopo la festività in cui si celebra la Risurrezione di Cristo.

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