“Radic de l’ors” domesticata

Si tratta della cicerbita alpina che cresce spontanea in quota nelle valli Giudicarie. Si può anche coltivare, ma solo in siti adatti e con rigorosi accorgimenti agronomici

La Cicerbita alpina (L.) Wallr., nota come insalata dell’orso o “radic de l’ors”, è una pianta perenne appartenente ala famiglia delle composite. Cresce in tutto l’Arco alpino tra i 1200 e i 2000 metri di altitudine e, per quanto riguarda il Trentino, si trova soprattutto nelle Valli Giudicarie (Chiese, Rendena) fino al limite dei ghiacciai. Ha apparato radicale rizomatoso, superficiale. Sul rizoma si formano numerose gemme biancastre che alla ripresa vegetativa primaverile originano germogli carnosi che rappresentano la parte commestibile della pianta. I teneri germogli, bolliti e messi sott’olio, rappresentano una prelibatezza culinaria che i valligiani consumano da sempre insieme con formaggi e salumi casalinghi. In questi ultimi anni l’utilizzo è passato da familiare ad artigianale e varie preparazioni alimentari a base di tali germogli sono presenti sui banchi dei negozi di prodotti tipici. Alcuni ristoranti delle valli sopra citate hanno anche iniziato a proporli come pietanze sfiziose e pregiate.

La gente delle Valli Giudicarie si è da sempre dedicata alla raccolta dei germogli spuntati da poco. L‘ operazione inizia subito dopo lo scioglimento della neve. Al tradizionale rispetto verso quanto offre la natura si è però gradualmente sostituita l’intemperanza di raccoglitori spregiudicati molti dei quali provenienti da regioni confinanti spesso sospinti da interessi commerciali. La specie rischia la rarefazione e la riduzione progressiva. Si è quindi resa necessaria la promulgazione da parte della Provincia di Trento di provvedimenti volti a disciplinare la raccolta. In base all’ultimo decreto presidenziale del 2009, la raccolta è consentita dalle 8 alle 19, per un quantitativo massimo giornaliero di 2 chilogrammi di prodotto fresco per persona di età superiore a 10 anni.

Norme ancora più restrittive (1 chilogrammo) sono in vigore nelle province di Belluno, Pordenone, Udine e Brescia.

Proprio da quest’ultima provincia provenivano due raccoglitori di rapina ai quali il personale del distretto forestale di Tione ha inflitto multe pesanti, perché sono stati trovati in possesso di mezzo quintale di germogli a testa.

Dal dirigente del distretto forestale di Tione abbiamo appreso che la normativa provinciale prevede, non solo per la Cicerbita alpina, ma anche per altre specie di piante officinali protette, la concessione di una deroga a superare li limite di peso per chi dimostra di effettuare la raccolta per motivi artigianali. La domanda deve essere inoltrata alla Comunità di valle che è tenuta a consultare preventivamente le autorità forestali di zona e i proprietari dei terreni nei quali si effettua la raccolta.

La concessione è pertanto rara e limitata a casi rigorosamente documentati e controllati.

Al di la della cronaca di fatti recenti, preme informare che la Cicerbita alpina può essere anche coltivata (domesticata), ma solo in siti adatti e adottando particolari accorgimenti agronomici. Le informazioni riportate di seguito sono prese da una ponderosa documentazione che ci ha fornito Fabrizio Scartezzini, ricercatore del CRA- unità di ricerca per il monitoraggio e la pianificazione forestale – che ha sede a Villazzano di Trento. Dal 2004 al 2008 Scartezzini ed altri ricercatori del CRA hanno dapprima ottenuto un aumento della germinabilità dei semi di Cicerbita, trattandoli con gibberelline. Il lavoro faceva parte di un progetto quadriennale finanziato dalla Provincia di Trento.

In precedenza era stata sperimentata con positivi risultati la moltiplicazione agamica tramite rizomi o frammenti di rizoma che però rendeva necessario un periodico approvvigionamento in natura con pregiudizio quindi per la sopravvivenza della specie.

Il gruppo è anche riuscito ad ottenere piantine da mettere a dimora e coltivare regolarmente con buoni risultati produttivi. Il successo è però condizionato da limiti imprescindibili che si identificano ed avvicinano strettamente alle condizioni ambientali e di terreno delle piante selvatiche.

Gli ambienti naturali di accrescimento delle Cicerbita sono caratterizzati da un terreno ricco anche di sostanza organica, con un pH subacido e sono in genere ricoperti da un leggero strato superficiale di materiale indecomposto costituito sia dai residui della parte aerea della pianta stessa, sia da foglie di altre specie (ontano verde).

Caratteristica comune a questi ambienti è la ridotta esposizione ai raggi solari.

I ricercatori hanno cercato anche negli anni più recenti di confermare il protocollo sperimentale realizzando campi dimostrativi in varie zone del Trentino, fornendo assistenza tecnica anche a privati che si sono cimentati nella coltivazione. Il CRA cede ogni anno semi germinabili alla cooperativa Progetto 92 di Ravina (tel. 0461/917662) che può fornire piante pronte per il trapianto.

Per incrementare questa coltivazione di nicchia servirebbero ulteriori esperimenti che rischiano però di venir meno a seguito del cambiamento di indirizzo dato all’attività del CRA di Villazzano. Fino a qualche anno fa il Centro sperimentale si occupava di assestamento forestale e apicoltura. Oggi si deve occupare di monitoraggio e pianificazione forestale. Con buona pace dell’ alpicoltura che sarà trasferita per competenza al CRA di Sanremo.

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