Un progetto innovativo per difendere le attività svolte in montagna, in particolare tutelare il lavoro dei malgari, e il bestiame portato al pascolo durante l’estate, dalle incursioni degli orsi e dei lupi, utilizzando dissuasori acustico/luminosi, è allo studio da parte del Parco Naturale Adamello Brenta, in collaborazione con i Servizi Faunistico e Foreste della Provincia autonoma di Trento competenti in materia di gestione e prevenzione.
Il progetto sta raccogliendo le adesioni degli altri soggetti interessati, gli enti locali, l’Associazione allevatori della Val Rendena, ANARE-Associazione nazionale allevatori bovini di razza Rendena e l’Associazione Cacciatori Trentini. L’intento è quello di sperimentare nel corso dell’estate in arrivo azioni utili alla prevenzione di danni in un comparto sensibile all’incidenza dell’attività predatoria da parte dei grandi carnivori verso il bestiame domestico condotto all’alpeggio, che già dal 2026 possano essere diffuse sul territorio. “Siamo fiduciosi sulla buona riuscita del progetto – spiegano il presidente del Parco Walter Ferrazza e il direttore Matteo Viviani – in particolare per l’interesse che stiamo riscontrando e che ci consentirà a breve di avviare la fase sperimentale, che comporta anche l’addestramento del bestiame a suoni e alle luci prodotte dai sistemi di dissuasione. Una caratteristica fondamentale del progetto è la ricerca di soluzioni per difendere i bovini da due specie, orso e lupo, che hanno strategie predatorie molto differenti. Si tratta di un approccio nuovo e le aspettative sono quindi elevate. Ci impegneremo a soddisfarle al meglio assieme agli altri partner coinvolti”.
Per questo motivo il Parco ha promosso un progetto sperimentale per verificare l’efficienza di dissuasori acustico/luminosi “intelligenti” nel difendere i bovini nelle difficili fasi dell’alpeggio. Nel 2025 il progetto si concentrerà in via sperimentale su due pascoli dell’alta Val Rendena, nell’area dove è accertata la concomitante presenza di orsi e lupi.
I sensori, capaci di emettere luci e forti rumori al passaggio degli animali selvatici sono già stati efficacemente utilizzati per “difendere” gli animali in alpeggio dalla possibile predazione da parte del lupo e in casi più rari per proteggere le coltivazioni di pregio nei confronti dei danni provocati dagli ungulati selvatici. Invece non sono mai stati utilizzati in modo sistematico per far fronte alla presenza di orsi capaci di predare gli animali al pascolo.
Nel concreto verranno posizionate linee di sensori acustico\luminosi in prossimità degli accessi ai pascoli e dove si presume sia più probabile l’arrivo dei predatori, in particolare durante la notte o le fasi crepuscolari del giorno.
Per verificare la presenza/assenza dei predatori nell’area interessata, il personale del Parco sta allestendo una rete di fototrappole che resteranno attive circa fino al prossimo mese di ottobre e che potranno dare informazioni aggiuntive e interessanti circa l’efficacia dei dissuasori utilizzati. Come da prassi, tutte le fototrappole saranno posizionate con cartellino identificativo del Parco e in accordo con le misure di tutela della privacy attualmente vigenti.
Il progetto è coordinato dall’Unità Ricerca Scientifica del Parco condotta da Andrea Mustoni, in stretta collaborazione con il team del professor Marco Apollonio dell’Università di Sassari, profondo conoscitore dei grandi carnivori e dei temi legati ai danni provocati dal lupo.
Il Parco metterà in campo diversi operatori tecnici e ricercatori interni e alcuni tesisti, oltre che le risorse economiche per l’acquisto delle necessarie strumentazioni tecniche.
Il fine ultimo del progetto è quello di trovare soluzioni tecniche che già dal 2026 possano essere “esportate” in altri pascoli del Parco e del Trentino in modo da aiutare gli allevatori, facilitare il loro lavoro e favorire una presenza pacifica del lupo e dell’orso.