Val è una donna di un povero villaggio del centro Brasile, è forte, affettuosa, simpatica, dolce, umana, è la mamma, la mater familias per eccellenza.
E proprio lei, come tante donne brasiliane d’altronde, ha dovuto rinunciare ad allevare sua figlia per andare in città, a San Paolo, a cercare lavoro come domestica nella villa alto-borghese di Donna Barbara.
E’ arrivata mia figlia di Anna Muylaert, è un film prettamente al femminile, incentrato sulla figura di Val, interpretata da una popolare attrice, Regina Casé, che oltre a rappresentare la maternità, simboleggia il Brasile di oggi con tutte le sue contraddizioni, nonché la voglia di cambiare; infatti Val rivoluzionerà la sua vita proprio grazie alla figlia.
Nonostante abbia vissuto per 13 anni nella famiglia alienata di Donna Barbara e del suo ricco ma depresso marito, allevando con affetto, Fabinho, un ragazzo adolescente altrimenti dimenticato dai genitori; nonostante nasconda dentro di sé il dolore della rinuncia, Val è un pozzo di umanità. E’ il cuore della famiglia, la parte umana e affettiva, anche se la sua mentalità è arcaica e contadina, remissiva e fatalista: «Lo so da quando sono venuta al mondo».
Dunque rappresentando la vita di Val, i suoi gesti il suo lavoro, la regista mette in scena la società del Brasile, fortemente classista, benché imperi la modernizzazione, e con una mentalità di matrice razzista.
Un giorno inaspettatamente, dopo ben dieci anni di lontananza, Jessica, la figlia di Val, si presenta a San Paolo perché vuole fare l’esame di ammissione all’università di architettura. Questo suo imprevisto arrivo ma soprattutto il suo atteggiamento moderno e liberal sconvolge la vita della famiglia.
Fin da subito non riesce ad accettare la mentalità della madre, così remissiva nei confronti dei padroni, e si ribella perché vuole essere autonoma: «Non mi considero superiore a loro, è solo che non mi considero peggiore».
Così mentre Jessica e Fabinho, i due giovani, si trovano sul bordo della piscina a fumare e parlare, gli adulti sono ancora fortemente ingabbiati in una mentalità classista fatta di ruoli sociali ben definiti : sembra di stare in India, dice Jessica, quando vede la stanzetta di Val.
Muylaert mette in scena questo scontro generazionale, toccando tematiche sociali profonde di un Brasile in movimento dove i ragazzi come Jessica rappresentano quella classe media che, nonostante le tante contraddizioni, a fatica si sta facendo strada.
Sarà proprio Jessica con il suo tuffo in piscina a infrangere l’immobilismo, a scardinare le regole di “apartheid” accettato.
Da quel tuffo in piscina dovrebbe nascere un nuovo Brasile giovane e democratico in cui il figlio dei ricchi e la figlia della cameriera giocano insieme: oggi questo è ancora lontano, Donna Barbara infatti farà togliere l’acqua perché ha visto un ratto entrarci.
Lo specchio dell’acqua cristallina, però, si è infranto.
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